Si fa sul serio, torna Moise Kean. Realtà magari esagerata, sicuramente aumentata si direbbe se fosse una percezione ma non lo è: è invece la sostanza delle cose e il merito è tutto del centravanti viola che è il protagonista assoluto della squadra di Palladino e uno dei protagonisti di spicco del campionato, con i suoi 9 gol segnati come Thuram e secondo solo a Retegui, con i punti portati alla causa decidendo le partite “da solo”, con un ruolo ritrovato dopo anni più in scuro che in chiaroscuro e con esso la Nazionale azzurra. C’è l’Inter al Franchi: e ovviamente torna Kean dopo aver lasciato in Conference League il posto a Kouam. Che il suo l’ha fatto.
Il vero Kean
Ma domani il palcoscenico se lo riprende l'interprete e destinatario insieme dei sogni, il simbolo (uno dei) della Fiorentina che sta entusiasmando i propri tifosi e che se dovesse battere i nerazzurri di Simone Inzaghi conquisterebbe l’ottava vittoria di fila, si manterrebbe come minimo seconda in classifica e allora altro che sogni a Firenze e dintorni. Per riuscirci, oltre all’impianto di gioco collaudato e ben identificabile in un'identità ormai definita, la formazione viola ha soprattutto bisogno dell’attaccante vercellese, dell’idea che pallone a lui e tutto può succedere (in bene). Perché questo è stato da agosto a oggi, e diciamocelo: chi se l’aspettava Moise Kean a livelli verticistici? Forse nemmeno lui, interpretando un po’ presuntuosamente un pensiero altrui. Forse nemmeno chi prima di tutto andava alla ricerca della fiducia perduta per trasformarla in autostima, se non anch’essa perduta di sicuro messa a dura prova: quando ha capito che al Viola Park, nella Fiorentina, a Firenze, avrebbe ritrovato ciò che aveva smarrito e l’ha toccato con mano, la speranza si è trasformata presto in certezza. Ed è stato di nuovo il vero Kean.