Fiorentina, c'è sconfitta e sconfitta© LAPRESSE

Fiorentina, c'è sconfitta e sconfitta

Leggi il commento al momento dei viola, battuti in casa dal Napoli
Alberto Polverosi
3 min

Due parole di Pradè: «Vincere qualcosa». Tre giorni dopo, prima sconfitta nella prima partita della Fiorentina al Franchi. Come risposta di squadra poteva andare meglio. La sconfitta c’entra fino a un certo, è il modo. Col Napoli maestoso di ieri sera ci sta di perdere, ma non ci sta farsi dominare come invece è successo per 80 minuti su 90. Non ci sta fare una partita così vuota, priva di gioco (e va bè), ma anche di rabbia, di tensione, di agonismo, di carattere. Sembrava la prima amichevole dei viola durante il ritiro, come se non avesse mai giocato insieme. Ognuno per conto proprio e tutti a sbattere nel muro, bello come un murales di Maradona, del Napoli. Non c’è stata partita perché non c’è stata Fiorentina, almeno fino al 3-1 di Ranieri. C’è stato Napoli, tanto Napoli, troppo Napoli per una squadra che ancora non è presente a se stessa.

Tre minuti, due salvataggi sulla linea di De Gea e Gosens su Di Lorenzo e Hojlund, e un attimo dopo il rigore per un’entrata in ritardo di Comuzzo su Anguissa. Uno a zero. Ancora qualche minuto, lancio di Spinazzola, scatto di Hojlund, Pongracic messo male, due a zero. E visto che siamo al “messo male”, guardate com’era piazzato Ranieri sul tocco del 3-0 di Beukema. La Fiorentina è stata in campo da frastornata. Sembrava lo stesso inizio di Reggio Emilia, quando il Polissya aveva segnato due gol in un quarto d’ora prima della rimonta viola. Ma riprendere e sorpassare gli ucraini non può essere un’impresa, col Napoli la squadra di Pioli ci ha provato solo negli ultimi 10 minuti. Dietro era a gambe all’aria, con Comuzzo in tilt e Pongracic da centrale in sofferenza continua su Hojlund. In mezzo il dominio del Napoli era imbarazzante. Forte, fortissimo il centrocampo di Conte, ma Fagioli e compagni lasciavano spazi come se davanti non ci fossero De Bruyne, Anguissa e McTominay: così, quando gli azzurri palleggiavano, i viola giravano a vuoto.

Davanti, Dzeko non trovava mai il modo di dare una mano a Kean. La Fiorentina era messa male in campo, era fragile, lenta, approssimativa, unico schema d’attacco lo spunto di Dodo, ma nemmeno il brasiliano aveva vita facile contro Spinazzola. La Fiesole ha spinto la squadra fino alla fine, il contrario è accaduto solo nel finale, quando i nervi della Fiorentina e il calo fisico del Napoli hanno cambiato la sfida. Ma dieci minuti di color viola sono niente in una partita di dominio napoletano. Così così a Cagliari (agguantata sull’1-1 in pieno recupero), opaca a Torino (una sola occasione da gol), ieri un altro passo falso, molto falso. Non sarebbe questo il tempo delle riflessioni, però la situazione non è per niente limpida. Due punti in classifica, il gruppo in corsa per l’Europa ha cominciato a staccarsi. Il tempo per recuperare di certo non manca. Manca però tutto il resto. E non è poco.


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