Antonio Conte il più serio

Antonio Conte il più serio© Inter via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Il più serio se n’è andato. E potrei chiuderla qui. Antonio Conte, un uomo certamente non facile ma un grande professionista che ha riportato lo scudetto all’Inter dopo undici anni e che per due stagioni è stato allenatore e società, senza mai nascondere la verità, ha tolto il disturbo. «Resterà per sempre nella storia del club», la nota con cui l’Inter ha ufficializzato l’addio. Una sottolineatura accessoria: i tifosi e i giocatori non avevano bisogno di suggerimenti.

Sì, il calcio è un gioco, ma non è un gioco. È un gioco per Lukaku, per Barella, per Lautaro, per tutti i bauscia del mondo. Doveva esserlo anche per Conte, il cui destino si è incrociato con i cinesi che l’Inter l’hanno presa non per gioco ma per business e dopo averla vista portare al titolo (da lui) han deciso di demolirla non per gioco, ma per denaro. Brutta storia per un club benemerito e Beneamato che si presenta sulla scena euromondiale con le pezze al culo e perde il tecnico non per un preteso calmiere applicato al suo reddito, ma per i tagli previsti alla squadra che in massima parte non derivano dalla pandemia.

Anche per noi non è mai stata, quest’Inter, solo un gioco: abbiamo tenuto ben distinte le posizioni tecniche da quelle finanziarie, sbertucciati dai linguini, cronisti lecchini, e da dirigenti di gomma che ci accusavano di terrorismo, noi i destabilizzatori. E invece. Ecco, in breve, ma completa, la sindrome cinese in casa nerazzurra. Alla faccia di Moratti, che ha sempre pagato di tasca sua.

Un altro al posto di Conte sarebbe rimasto, avrebbe intascato tredici milioni netti e sarebbe stato protetto da tutti gli alibi possibili. Ha prevalso la dignità.

 


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