Juve, ma quale programmazione

Juve, ma quale programmazione© AFPS
Alberto Dalla Palma
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Sono passati venti giorni dalla conquista dell’ottavo scudetto consecutivo e ventiquattro dalla dolorosa eliminazione dalla Champions contro l’Ajax ma la Juve non ha ancora imboccato la strada che porta verso il futuro. O meglio, Andrea Agnelli l’avrebbe pure presa ma non per la sua squadra del cuore bensì per l’Eca, l’European Club Association con cui sta programmando le riforme delle competizioni internazionali a partire dal 2024. Concentratissimo e assorbito da questa rivoluzione, di cui ovviamente si gioverebbe anche il suo club, sta trascurando il caso-Allegri e paralizzando il mercato degli allenatori, almeno sul fronte nazionale.

Max resta o non resta? Se dovessimo credere alle dichiarazioni ufficiali post scudetto, non avremmo dubbi: si va avanti così, naturalmente dopo aver rinnovato il contratto del tecnico in scadenza nel giugno del 2020 e preparato un piano di mercato molto competitivo. Ma i dubbi, in realtà, aumentano perché i giorni trascorsi dall’ottavo trionfo sono davvero tanti: pensate, la Juve è l’unica società (considerando che il Napoli è a posto con Ancelotti e con il suo consueto piano fai-da-te) che potrebbe già lavorare per la prossima stagione e invece sì è messa in una posizione di attesa, come se volesse giocare al gatto con il topo, talmente netto è il divario con la sue avversarie da scudetto. Ma siccome è la Champions il vero obiettivo bianconero non si capisce il motivo di questo improvviso immobilismo.

C’è forse un colpo inatteso dietro a tutto questo? Un asso alla Ronaldo, ma stavolta per la panchina? Chi lo sa, azzardiamo tanto per giocare: un Guardiola, un Pochettino, un Klopp? Per ora non trapela nulla, c’è anche Conte che spera in un clamoroso colpo di coda ma intanto proprio lui si è promesso al suo vecchio amico Marotta e a Zhang.

Nel frattempo dalla parte di Allegri ci sono i numeri e i trofei di questi cinque anni a Torino: è vero, gli manca la COPPA, ma pensate che senza Messi neanche Pep l’ha più vinta con Bayern e City. Intanto, mentre si attendono sviluppi sulla panchina bianconera, ci sono almeno quattro allenatori appesi proprio alla conquista del posto in Champions: Spalletti, Gasperini, Gattuso e Ranieri. E nessuno di loro, arrivando al terzo o quarto posto, sarebbe comunque sicuro di rimanere nel club di appartenenza: Inter, Milan e Roma, infatti, hanno deciso a prescindere di imboccare altre strade, ma per adesso non possono.

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Hanno bisogno dei soldi della Champions per licenziare, riassumere e programmare. Diverso è il discorso per l’Atalanta e Gasp: lui può scegliere, a prescindere dal piazzamento finale. Se contasse solo il cuore resterebbe a Bergamo; se lo spingesse il fuoco dell’ambizione, potrebbe puntare sul progetto migliore tra quelli che gli uomini di Elliott e Pallotta gli stanno proponendo con grande discrezione. Dal 27 maggio se ne saprà di più: chi avrà i 30/40 milioni garantiti dalla Champions, si muoverà con tutt’altre ambizioni; chi li avrà persi, sarà costretto a ridimensionarsi.


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