La Juve non esiste più: la scelta drastica dei tifosi

Pochi sostenitori bianconeri alla Continassa: ormai regna l’indifferenza. E da oggi squadra in ritiro
La Juve non esiste più: la scelta drastica dei tifosi© Juventus FC via Getty Images
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Ritorno nell’indifferenza. Che forse è ancora peggio di un’accoglienza brusca o della rabbia espressa in una contestazione, perché significa che il popolo bianconero si sta disamorando, si sta distaccando dalla squadra del cuore che non riconosce più. E come dargli torto, dopo l’ennesima umiliazione della stagione, forse la peggiore per come è maturata perché ha certificato che la Juve non esiste più, non ha più anima, né orgoglio. La squadra è tornata a Torino dopo la disfatta di Haifa nella pressochè totale indifferenza dei suoi tifosi: nessuno all’aeroporto di Caselle; una decina di persone, neanche, all’arrivo del pullman alla Continassa nel silenzio più totale. Nulla trapelava dai vetri oscurati del bus, nessun volto era visibile. Erano appena passate le cinque del pomeriggio: pochi secondi e il cancello del centro sportivo diventa lo scudo. La Juve si chiude in sé stessa per ritrovarsi. 

Da oggi

La misura anti crisi è il buon vecchio ritiro, rispolverato da Massimiliano Allegri come «un atto dovuto verso la società, verso i tifosi e verso noi stessi». Tutti al JHotel, insomma, ma con una novità rispetto a quanto detto dal tecnico a Haifa. Tutti in ritiro ma da stamattina e non da ieri pomeriggio, come inizialmente previsto. Un cambio di programma curioso in meno di ventiquattro ore: dall’annuncio del pugno duro da parte di Allegri all’ammorbidimento del provvedimento che, di fatto, annacqua il tutto. Un po’ come accaduto l’anno scorso, con l’annuncio della clausura dopo la sconfitta di Verona, interrotta poi dopo la vittoria sullo Zenit in Champions e ripresa prima della Fiorentina. Due soli giorni in ritiro, quindi. Gli unici esentati dal dormire in albergo sono gli infortunati e quindi Pogba, Chiesa - che pur si allena da giorni col gruppo e ieri di nuovo ha lavorato con l’Under 17 ma non è ancora a disposizione, anche se nei prossimi giorni verrà testato in amichevole - De Sciglio, Akè, Kaio Jorge e Di Maria. Il Fideo è stato il primo a lasciare la Continassa, seguito poi dagli altri. Dopo essere arrivati a pomeriggio inoltrato a Torino, la squadra infatti non ha fatto allenamento ma normale attività post partita, tra recupero e massaggi. Al derby si penserà da oggi e la speranza di tutti è proprio dal chiuso della Continassa nasca la scintilla giusta per ripartire. Il caso vuole che già sette anni fa, il primo ritiro deciso da Allegri nella sua carriera juventina arrivò dopo la sconfitta in casa del Sassuolo nella settimana che portava alla sfida con il Torino. La Juve ripartì e vinse in pieno recupero con un gol di Cuadrado, iniziando la clamorosa rimonta verso lo scudetto 2015-16. Il colombiano è stato l’unico calciatore a parlare via social: «Più uniti che mai». Concetto chiarissimo, che si sposa alla perfezione con quanto chiesto dalla società e da Allegri. «Bisogna capire il momento: è una questione di cuore e passione; giochiamo troppo singolarmente e non mi piace - aveva detto Max dopo il disastro contro il Maccabi -. Dobbiamo uscirne con coraggio, voglia e passione, dobbiamo solo stare zitti e lavorare di più perchè non è giusto fare queste prestazioni». Il pensiero del club era stato riassunto dal presidente, Andrea Agnelli: «Siamo un gruppo di 80-90 persone che deve avere la capacità di fare gruppo, ritrovare l’identità e rimettere in campo quelle qualità individuali e collettive che questa rosa ha. Dobbiamo compattarci e ripartire». Da oggi inizia il percorso che deve necessariamente riportare in carreggiata la Juve, che deve ritrovare unità, compattezza, voglia, motivazioni. Per trasformare l’indifferenza dei tifosi in nuovo entusiasmo.


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