Galassia Exor, Juve e Ferrari: tutti i segreti della holding Agnelli

Il 23% delle azioni di Maranello vale 9 miliardi, quasi un terzo degli asset di un grande impero che va ben oltre il settore automobilistico
Galassia Exor, Juve e Ferrari: tutti i segreti della holding Agnelli© ANSA
Alessandro F. Giudice
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Nel portafoglio della controllante Exor la Juventus ha un peso, tutto sommato, limitato ma una visibilità che suggerisce oggi al suo CEO, John Elkann, un’attenzione speciale alle vicende del club. L’asset di maggior valore della holding controllata dalla famiglia Agnelli è oggi il 23% di Ferrari che vale da solo oltre 9 miliardi, rappresentando quasi un terzo del valore degli asset. Exor nasce, di fatto, nel 1927 quando il Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, crea l’Istituto Finanziario Industriale (IFI) per raggruppare le numerose partecipazioni che già la famiglia possedeva in diverse società e svariati settori. Dalle linee aeree con una delle prime compagnie italiane (ALI) alle bollicine Cinzano, dagli alberghi e le risalite sciistiche di Sestriere ai servizi finanziari della SAVA a molte altre industrie dell’epoca. Nei decenni è cambiata la struttura dell’economia italiana: nuove industrie si sono affacciate, altre sono tramontate ma l’IFI ha sempre mantenuto una presenza importante nel settore privato dell’economia italiana, facendo da contraltare allo strapotere delle partecipazioni statali. Dagli anni ’60 il profilo del gruppo assume rilevanza internazionale, all’IFI si affianca l’IFINT per accogliere partecipazioni emblematiche del glamour tanto gradito a Gianni Agnelli: la casa vinicola bordolese Chateaux Margaux, il Club Mediterranée leader nelle vacanze di alto profilo per la classe medio-alta emergente, l’iconico Rockfeller Center a New York. È proprio nella girandola di acquisizioni e dismissioni che IFINT acquistisce una società asiatica di nome Exor. Nella più recente riorganizzazione delle attività facenti capo – direttamente o indirettamente – alla famiglia, Exor è diventata il veicolo che raggruppa tutte le partecipazioni. Quotata ad Amsterdam dove ha sede legale, vale oggi 18 miliardi. La famiglia Agnelli la possiede al 52% ma ne controlla l’85% dei diritti di voto. Oltre a John siedono nel board anche consiglieri esecutivi e indipendenti esterni alla famiglia. Exor ha però una struttura manageriale robusta attraverso cui gestisce, oltre alle partecipazioni di peso, anche un numero di piccole aziende selezionate perché dotate di potenziale ritenuto promettente.

Non solo automotive

Col 14% Exor è il primo azionista di Stellantis, nata dalla fusione tra FCA (Fiat-Chrysler) e il gruppo francese PSA (Peugeot, Citroen, Opel ecc.) oltre che di CNH Industrials (che raggruppa diversi brand di veicoli commerciali) e Iveco. Oltre metà del valore patrimoniale di Exor è così nel settore mobilità e tale quota è aumentata dopo la cessione di PartnerRe, pochi mesi fa. L’espansione della holding ha una direttrice importante nei media in cui detiene partecipazioni dimensionalmente piccole ma di grande visibilità, come il gruppo editoriale GEDI (Repubblica, La Stampa) e soprattutto la società editoriale che possiede The Economist e il Financial Times oltre a partecipazioni nella moda come la maison Louboutain, le iconiche scarpe femminili dalla suola rossa. Exor investe, come detto, anche in startup tanto da avere lanciato una divisione “seed capital” che fornisce il capitale iniziale a iniziative imprenditoriali nelle prime fasi del ciclo di vita. Negli ultimi anni ha orientato gli sforzi verso la sostenibilità e le energie rinnovabili per costruire concretamente anche un’immagine di responsabilità sociale e di attenzione a tematiche di progresso. Le performances azionarie dimostrano che la creazione di valore, in questi anni, ha premiato non solo gli azionisti di controllo ma anche gli investitori istituzionali che ne detengono partecipazioni di minoranza e il mercato.

Juve

Nella galassia Exor, la Juventus è un asset finanziariamente piccolo (pesa meno del 5% della capitalizzazione) ma con una storia di grande attrattiva: l’unico club controllato, da oltre un secolo, dalla stessa famiglia proprietaria. Per questo Exor ha continuato a mantenerne la guida sostenendone il famelico bisogno di risorse finanziarie, placato con la sottoscrizione di 700 milioni di aumenti di capitale in 3 anni (quasi mezzo miliardo in quota Exor). Per questo John Elkann ha sempre sostenuto Andrea, anche tra i mugugni di parte della famiglia, quando c’era da finanziarne una gestione finanziariamente assai onerosa. I recenti problemi contabili e le inchieste giudiziarie, potenzialmente assai dannose per la reputazione della holding, hanno suggerito la sterzata di lunedì per azzerarne CdA e ripartire da una nuova gestione.


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