Chi ha paura della Juve in B

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Chi ha paura della Juve in B© ANSA
Ivan Zazzaroni
4 min
Sono trascorsi (male, malissimo) diciassette anni da Calciopoli: dal 2006 a oggi il calcio italiano ha subìto quattro fallimenti mondiali, due in presenza (2010, 2014) e altrettanti in assenza (2018, 2022); ha, sì, conquistato un titolo europeo, ma la festa è durata soltanto pochi mesi. Nello stesso periodo la Juve ha vinto 9 scudetti (i domini nuocciono al sistema) prima di incartarsi. 

Serie A in confusione

In momenti diversi si sono dileguati i miliardari nostrani (Berlusconi, Moratti) sostituiti da italoamericani, original yankees e cinesi non tutti credibili. Vedendo sempre rosso (di bilancio) le società-guida sono andate in confusione, finendo per curare esclusivamente gli interessi individuali. La pandemia ha bruciato le ultime risorse, creando impressionanti vuoti finanziari, mai compensati dalle ricchissime Fifa e Uefa che se ne sono strabattute. Il passaggio da Sky allo streaming (Dazn) in un Paese strutturalmente arretrato e i costi hanno allontanato centinaia di migliaia di appassionati. L’ultimo colpo alla fidelizzazione l’hanno inferto i due mesi di stop per il Mondiale.  

Juve, spettro retrocessione

Dagli invadenti procuratori sportivi si è passati alle attivissime procure non sportive. In un quadro drammatico come l’attuale (qualcosa ho dimenticato o volutamente trascurato) si inserisce il caso Juvegate che fa tremare i polsi ai diretti interessati ma anche e soprattutto all’intero sistema, e non solo per la questione dei diritti tv che, lo ricordo, sono la principale fonte di sostentamento. Oggi la formula più utilizzata dalle principali figure istituzionali è, inevitabilmente, «aspettiamo le motivazioni della sentenza». La preoccupazione che l’accompagna è palpabile. «Si è oltrepassato il limite, il sistema non può reggere», l’allarme suona ovunque. C’è chi pensa che soltanto un botto potrebbe far prendere coscienza dello stato in cui versa il settore per poi ripartire con parametri più equilibrati. Penso invece che il nostro calcio non sia in grado di sopportare gli effetti di un altro “botto”. Tuttosport ieri titolava “La vogliono mandare in B”. Ma più passano i giorni e più cresce il numero di quelli che, anche nel Governo, temono la “retrocessione” del club di riferimento della settima industria del Paese. Nel 2006 il calcio era, per fatturato, la quarta. 

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