Juve-Fiorentina, la sfida della ribellione alle avversità

Due squadre con un presente complicato: oggi possono dare una scrollata alla loro stagione
Juve-Fiorentina, la sfida della ribellione alle avversità
Alberto Polverosi
5 min

Poche volte la vigilia di Juve-Fiorentina è stata così strana (sfida di metà classifica) e così importante (sfida che peserà sul futuro). Era una partita da grande storia, ora la storia vale meno. C’è meno poesia, c’è più preoccupazione. Oggi giocano per il settimo posto, per una coppa che un tempo si chiamava Intertoto (la Juve l’ha perfino vinta nel ‘99 con Ancelotti in panchina) e che adesso è stata resuscitata con modalità diverse e ribattezzata Conference League. Non la Champions, non l’Europa League, ma la coppa delle conferenze. Per la Fiorentina va pure bene, per la Juve no, nella maniera più assoluta. Ma per chi perde questa partita c’è pure la possibilità di finire nel dimenticatoio del campionato. Prospettiva ancora più triste.

Un presente pieno di avversità

E’ per questa comune ragione che dalla Juventus e dalla Fiorentina è lecito aspettarsi almeno un tentativo di ribellione a un presente offuscato da problemi di ogni genere. Problemi nati in tribunale per il club che è stato di Agnelli, o davanti a un microfono per quello di Commisso. Sono situazioni instabili, anche se non paragonabili come gravità. Per la Juve è a rischio il presente e il futuro, la squadra va in campo senza conoscere il proprio destino. Non sa se vincere vale davvero qualcosa. E se capita a una squadra per la quale “l’unica cosa che conta è vincere” fa ancora più male. Per la Fiorentina è a rischio il rapporto con la tifoseria dopo la risposta presidenziale (“quei cori sono porcherie”) alla contestazione (“fate ridere”) per la seconda sconfitta di fila al Franchi col Bologna. Esistono, tuttavia, anche problemi di campo sia per Allegri che per Italiano. In questo momento la Fiorentina è tredicesima, mentre la Juve, anche se non fosse stata penalizzata di 15 punti, ora sarebbe fuori dalla zona-Champions.

Il pericolo degli ex

All’andata, al Franchi, era finita 1-1, prima Milik, poi Kouam e , poi il rigore sbagliato da Jovic, gioco quasi tutto dalla parte viola, in quei giorni molto più brillante di quanto lo sia adesso. La Juve no, allora come oggi mostra difficoltà evidenti. Solo che proprio di recente (martedì scorso) ha recuperato al più alto grado di forma un ragazzone che a Firenze conoscono bene, Dusan Vlahovic. E magari questo pomeriggio ci sarà un altro ex al suo fianco, Federico Chiesa. Li amavano quando giocavano sulle rive dell’Arno, li detestano da quando sono passati sulle rive del Po. Vlahovic aveva segnato gol pesanti con la Fiorentina, i 21 necessari per la salvezza nella stagione 20-21 e i 17 nel girone d’andata della stagione successiva per lanciare la squadra di Italiano verso il ritorno in Europa. Martedì, a Salerno, il serbo ha piazzato una doppietta e, seppur fortunosamente, ha dato a Kostic la palla per la sua rete. In questo campionato ha segnato 8 gol in 11 partite da titolare (più 25' da subentrato contro il Monza), la sua assenza, ancora più di quella di Chiesa, ha inciso non poco sulle difficoltà della Juventus. Particolare da non trascurare per Milenkovic e compagni della difesa: nessuno dei due ex ha mai segnato contro la Fiorentina, tre partite per Vlahovic, due per Chiesa.

La Fiorentina con il problema del gol

Vlahovic è il cannoniere che lega in modo stringente Allegri ad Italiano. Come a Max, anche all’allenatore della Fiorentina i gol sono mancati perché è mancato lui, Dusan il serbo. Chiamata a sostituirlo a metà della stagione scorsa, la Fiorentina ha sbagliato scelta prendendo Cabral e ha confermato l’errore sei mesi dopo prendendo Jovic. I due nuovi centravanti in un totale di 49 presenze hanno segnato insieme, con la maglia viola, lo stesso numero di gol che Vlahovic ha segnato da solo nelle 12 partite di questo campionato. L’altro dato che fa capire cosa abbia significato, sul piano tecnico, la cessione di Dusan per la Fiorentina sta nella differenza fra i gol realizzati l’anno scorso dopo 21 giornate e quelli di quest’anno allo stesso punto del campionato: 40 a 23, ne mancano 17, guarda caso i gol segnati da Vlahovic prima di essere ceduto alla Juventus. Oggi però Jovic e/o Cabral avranno l’occasione per iniziare la fase del riscatto. Un po’ di tempo fa Batistuta divenne Batigol segnando un gol storico alla Juventus. Iniziò così la sua leggenda. Dopo ci saranno ancora le Coppe a dare un sollievo, uno scopo alla stagione dei bianconeri e dei viola. Giovedì la Juventus col Nantes per l’Europa League e la Fiorentina a Braga per la Conference. Ma la testa non può essere già nelle coppe. A fine partita, Juve e Fiorentina si scambieranno una promessa che può allietare il futuro prossimo di entrambe: il 24 maggio troviamoci all’Olimpico per la finale di Coppa Italia. Inter e Cremonese permettendo.


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