
Ci sono nuovi sviluppi legati all'Inchiesta Prisma che vede coinvolta la Juventus. Secondo quanto riportato da Repubblica, la Procura di Torino avrebbe scovato degli accordi segreti, non depositati in Lega e che riguardano i trasferimenti in uscita di calciatori a club come Atalanta e Udinese: tali società venivano utilizzate come fossero delle "banche" per permettere al sodalizio bianconero di far quadrare i conti. Elementi che, con l'indagine chiusa, potrebbero portare a delle contestazioni suppletive durante il processo.
La carta Mandragora
L'Udinese vantava con la Juventus un credito di 26 milioni di euro, mentre l'Atalanta era ferma a un credito di 14.6 milioni. Tra questi due club e la società guidata all'epoca da Agnelli sono emerse delle carte private che "impegnavano moralmente la Juventus". A destare l'attenzione dei pm sarebbe stata la "carta Mandragora". Il calciatore è stato acquistato per 20 milioni dall'Udinese nel 2018, permettendo alla Juventus di guadagnare una plusvalenza di 13.7 milioni, per poi ricomprarlo a 10 milioni più 6 di bonus dai dopo l'infortunio del calciatore al ginocchio, lasciandolo comunque in prestito all'Udinese. Si è trattato, quindi, di una sorta di obbligo di riscatto mascherato. Nei giorni scorsi sia Mandragora che la dirigenza dell'Udinese sono stati sentiti dalla Procura.
Juve-Atalanta, quattro operazioni sospette
Sono quattro, invece, le operazioni sospette con l'Atalanta, emerse anche dalla scrittura privata tra Paratici e Percasi, vicepresidente del club bergamasco: si tratta dei trasferimenti di Mattiello (4 milioni), Muratore (4 milioni), Caldara (3.5 milioni) e Romero (3 milioni).