Pogba c’è, la Juve ci deve essere con il Friburgo, sia all’andata sia al ritorno, evitando di lambiccarsi troppo il cervello per non smarrire la direzione giusta che porta alla Champions League 2023/2024. È soltanto l’8 marzo, eppure la squadra è già al bivio decisivo: o punta dritta sulla strada dell’Europa League, per levarla al cielo e rientrare nella Coppa che non vince da ventisette anni, oppure, nonostante la caduta di Roma, insegue ancora la fatidica Quota 73. Allegri la indicò la sera della vittoria nel derby: «Se raggiungiamo quella soglia, siamo dentro», calcolò sicuro, ricordando significativamente come, in realtà, la squadra di punti sul campo ne conti 50.
Il Tar e la "carta segreta"
A Torino dicono che il pronunciamento del Tar sulla “carta segreta” costituirà un punto a favore del club davanti al Collegio di Garanzia il cui verdetto, ovviamente, farà la differenza. Se la Juve schizzerà di nuovo lassù, alla fine Quota 73 sarà senz’altro alla sua portata; se dovrà continuare a viaggiare con la zavorra del -15, la fatica sarà improba. Oggi come oggi, in palio ci sono 39 punti: secondo la Tabella Allegri che ignora la penalizzazione, i bianconeri dovrebbero conquistarne 38 su 39, ma 38 non è possibile (solo 36, 37 o 39) sicché devono vincere tutte le gare e basta. Si capisce perché l’Europa League divenga sempre più concretamente il piano B, Grifo e il Grifone tedesco permettendo, s’intende. La squadra dell’azzurro ha 42 punti, come il Lipsia quarto in classifica, però con una migliore differenza reti, a sette lunghezze dal tandem di testa Bayern-Borussia Dortmund.
Streich medita il colpo
Christian Streich medita il colpo che lo proclamerebbe re di Brisgovia: l’ultima volta che il Friburgo aveva giocato in Europa League era stata sei anni fa, quando venne eliminato dagli sloveni del Domzale nel terzo turno preliminare. Per sovrammercato, il tecnico tedesco ha scaldato i motori con largo anticipo sulla sfida, tirando una legnata alla Juve, al Barcellona e al Real in materia di Superlega, pur senza nominarli mai: «Sono cresciuto guardando grandi club, erano fortissimi e avevano grandi giocatori. Ora, però, vedo che cosa sta succedendo ad alcune di queste grandi società: penso a ciò che accade in Spagna e in Italia e dico che il romanticismo è venuto meno. I grandi club vogliono fondare la Superlega per fare ancora più soldi, ma, come prima cosa, dovrebbero assicurarsi di gestire correttamente quelli che hanno già».
Chiesa ci crede: "Vogliamo il trofeo"
I favori del pronostico pendono dalla parte della Juve, tuttavia, Allegri giustamente non si fi da, ancora scottato com’è dall’umiliante serie di cinque sconfitte patite nelle sei partite del girone di Champions, nonché memore delle difficoltà accusate con il Nantes allo Stadium, poi cancellate dal Di Maria Show in Francia. Ecco, Di Maria. Insieme con Pogba, titolare o subentrante e Vlahovic, il campione del mondo è il più atteso alla prova. Si accende, fa meraviglie e inopinatamente si spegne, come all’Olimpico. Di tutto ha bisogno la Juve, fuorché di questa corrente alternata che ha il potere di alimentare speranze e poi di annacquarle, nella stagione più tormentata dal 2006 a oggi. Si capisce perché vincere l’Europa League sarebbe l’ideale. Come dice Chiesa: «Vogliamo conquistare un trofeo, sarebbe importante visto ciò che ci sta succedendo». E lo sarebbe anche per il calcio italiano che le mani sul secondo alloro Uefa le ha messe per l’ultima volta nel lontano ‘99, grazie al Parma di Alberto Malesani.
Provaci Juve, 26 anni dopo
All’epoca, l’Europa League si chiamava Coppa Uefa. Chiesa aveva due anni, Pogba sei, Di Maria undici, Vlahovic non era ancora nato e Allegri giocava nel Pescara. Provaci, Juve. In Europa non t’imponi da 26 anni (Supercoppa a spese del Psg, 5 febbraio ‘97), nei 26 anni in cui in Italia hai allineato 26 titoli, fra scudetti e coppe tricolori. Pensa quanto ti piacerebbe arrivare il 31 maggio alla finale di Budapest, Puskas Arena, vincere l’Europa League ed essere premiata da Ceferin. E quanto piacerebbe a un tuo ex presidente .