TORINO - Continuità o rivoluzione? Ancora Allegri o si cambia? Saranno settimane caldissime in casa Juve perché il futuro è tutto da delineare. L’orizzonte è ancora nebuloso e un fattore che influirà in modo determinante sulla programmazione sarà l’epilogo del processo sportivo in corso, in attesa che arrivi al traguardo anche il secondo filone sportivo, quello relativo alla manovra stipendi, ai rapporti con gli agenti e alle partnership sospette con altri club. C’è il rischio concreto di restare fuori non solo dalla prossima Champions League ma da tutte le competizioni europee e questo sarà il primo spartiacque nel costruire la Juve che verrà.
Allegri, base della ricostruzione
In questa disgraziata stagione, Massimiliano Allegri è stato la stella polare della Continassa: era stato John Elkann, ad di Exor, l’azionista di maggioranza, a investirlo del ruolo di «punto di riferimento dell’area sportiva» nel momento di maggiore difficoltà. Il tecnico è stato il garante dell’equilibrio, ha mantenuto la rotta durante la bufera e la gestione di un’annata così influenzata dalle vicende extra campo è certamente uno dei meriti maggiori che gli vanno riconosciuti. Sarà ancora Max la base della ricostruzione? Sì, almeno ad oggi. Perché c’è un contratto fino al 2025 a 7,5 milioni più bonus a stagione che lo blinda. In generale, si prospetta un periodo di sacrifici per il club bianconero. Senza la Champions League verrebbero meno circa 80 milioni (una media degli incassi degli ultimi anni), si andrebbe incontro a minori introiti commerciali e, considerato l’ultimo bilancio chiuso con un passivo di 238,1 milioni, i margini di manovra sul mercato sarebbero ancora più limitati. Tradotto: i top player come Vlahovic, Chiesa e Szczesny potrebbero essere forzatamente ceduti e verrebbero meno le risorse per rinnovi fondamentali come quello di Rabiot o per il riscatto di Milik.
Prestiti, chi rientra alla Juve
E lo scenario potrebbe peggiorare nell’eventualità di un’esclusione da tutte le competizioni continentali. Senza considerare che sono pronti a rientrare alla base i vari Kulusevski, Arthur, McKennie e Zakaria, che faranno venire meno 140 milioni di potenziali introiti da riscatti che non verranno esercitati. Si prospetta un ridimensionamento, insomma: quanto profondo, lo si capirà a breve.
Juve, decisioni forti per ricostruire
Ma si prospetta anche la necessità di decisioni forti in vista della ricostruzione. Primo step, la scelta del direttore sportivo che, a meno di sorprese clamorose, sarà Cristiano Giuntoli al momento bloccato da De Laurentiis. Una frenata c’è, ma è superabile. Max, tra l’altro, non ha problemi con lui, non è un nemico come certe voci insinuano: al massimo resta un po’ di delusione per non essere stato coinvolto nelle valutazioni, considerando il lavoro svolto in un anno durissimo, ma nulla più. A lui sarà affidata la costruzione della nuova Juve che ripartirà dai giovani - Fagioli, Miretti, Iling-Junior, Barbieri, Soulé, forse Kean - e da nucleo forte composto da Danilo, Bremer, Bonucci, Rugani, Alex Sandro Locatelli, Kostic, Pogba, Perin, Gatti.