Juve, Pogba punta sul doping involontario: rivelata la strategia difensiva

Già pronta la difesa del centrocampista francese basata sulla non intenzionalità dell’assunzione della sostanza incriminata
Filippo Bonsignore
4 min

Pogba in silenzio. Non c’è traccia di Paul sui social, che non ha fatto ancora sentire la sua voce dopo l’esplosione della bufera della positività al testosterone. Adesso si attendono le scelte del numero 10 della Juve che ha tempo fino alla mezzanotte di oggi per richiedere a Nado Italia, come da suo diritto, le controanalisi. E’ una possibilità concreta - il calciatore avrebbe già contattato un perito - che potrebbe confermare l’esito delle analisi svolte dal laboratorio dell’Acquacetosa o ribaltarlo, ipotesi molto remota considerando che le controanalisi si effettuano sullo stesso campione di urine che ha fatto emergere il primo verdetto. Pogba, però, potrebbe anche scegliere di non procedere con le controanalisi: sentendosi in buona fede, infatti, potrebbe “accettare” l’esito delle prime analisi e andare a spiegare davanti al Tribunale nazionale antidoping la sua versione dei fatti e provare e discolparsi. 

Pogba, ecco su cosa si baserà la difesa

La strategia difensiva di Pogba si baserà sulla non intenzionalità dell’assunzione della sostanza incriminata. «Non ha mai voluto infrangere le regole» aveva infatti puntualizzato immediatamente la sua agente, Rafaela Pimenta. Può essersi trattato, infatti, di una leggerezza da parte del francese, che potrebbe aver assunto l’integratore vietato, che sembra essere stato acquistato negli Stati Uniti, senza essere consapevole di ciò che contenesse e senza essere conscio del fatto che fosse proibito in base alla normativa antidoping. Sarà questa la tesi che Paul sosterrà per far sì che la leggerezza possa costare meno cara, anche se il comportamento superficiale del campione rimane. Il 10 ha fatto tutto in autonomia, si è affidato a specialisti di sua fiducia, senza coinvolgere lo staff medico della Juve, che certamente gli avrebbe evitato di incappare nello scivolone trattandosi di sostanze vietate. Il massimo della sanzione in cui può incorrere è una squalifica di 4 anni che, di fatto, porrebbe fine alla sua carriera. La mancanza di intenzionalità, però, potrebbe portare a dimezzare la pena a 2 anni ma, in caso di attenuanti, ci sarebbe pure la possibilità di scendere a un anno. Da qualunque prospettiva la si guardi, sarebbe una mazzata per il giocatore, reduce da un lungo periodo complicato sia a livello sportivo che personale. Dal suo ritorno in Italia, i problemi si sono susseguiti: l’infortunio al ginocchio dell’estate scorsa, la scelta iniziale di non operarsi, l’intervento chirurgico in un secondo momento, il Mondiale saltato, la vicenda del tentativo di estorsione e del sequestro subito da parte di suo fratello Mathias, il lungo recupero, i nuovi contrattempi fisici che l’hanno rallentato fino al ritorno in campo e alla bufera doping. A proposito dell’affaire di famiglia: Pogba è atteso domani in Tribunale a Parigi per la prima udienza del processo. Non è tutto, se la positività verrà confermata e si arriverà ad una squalifica con una sentenza definitiva, la Juve potrebbe decidere non solo di interrompere il pagamento dello stipendio ma anche di risolvere il contratto. Pogba è legato alla Signora fino al 2026 con un ingaggio di 8 milioni più 2 di bonus (per un peso lordo sul bilancio di 10,48 milioni a stagione). Il club bianconero potrebbe risparmiare così 30 milioni. Nel frattempo il caso ha allarmato anche il ct francese, Didier Deschamps, che aveva inserito il numero 10 juventino tra i pre-convocati per i due impegni dei Blues di questa sosta, salvo poi escluderlo dalle convocazioni: «Ovviamente sono molto sorpreso, non ho gli elementi per commentare. Avrò tempo di parlare con Pogba nei prossimi giorni. Ho comunicato con lui tramite messaggio. Se ha preso consapevolmente prodotti? Non riesco ad immaginarlo, conoscendolo».


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