Calciopoli è finita: l'ultima picconata della nuova Juve alla vecchia Juve

Leggi il commento alla mossa dei bianconeri, che hanno ritirato il ricorso al Consiglio di Stato per un risarcimento da 443 milioni
Calciopoli è finita: l'ultima picconata della nuova Juve alla vecchia Juve© ANSA
Xavier Jacobelli
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La terza picconata della nuova Juve voluta da John Elkann alla vecchia Juve di Andrea Agnelli, la cui gestione era stata azzerata il 28 novembre 2022 con il Consiglio di amministrazione da lui presieduto. Diciassette anni dopo il suo inizio, ecco che cosa significa la fine ufficiale di Calciopoli, sancita dal ritiro del ricorso al Consiglio di Stato, contro la Figc e contro l'Inter, reclamante l'annullamento dello scudetto 2006 assegnato ai nerazzurri e il risarcimento di 443 milioni 725 mila 200 euro, quantificati alla luce delle perdite accumulate dal club torinese a causa delle sentenze su Calciopoli emesse dalla giustizia sportiva. La prima picconata era stata sancita il 30 maggio scorso dal patteggiamento con la Figc per il caso plusvalenze, con i 10 punti di penalizzazione, la multa di 718.240 euro e la rinuncia a ricorrere al Collegio di Garanzia. La seconda era arrivata il successivo 28 luglio, con la rinuncia al progetto Superlega e la conseguente sanzione Uefa ridotta rispetto alla temuta stangata: Juve fuori dalla Conference League per una stagione e multa di 20 milioni di euro per violazione del settlement agreement, l'accordo in base al quale la società torinese si era impegnata a rientrare nei parametri del Fair Play finanziario entro il 2025.  La mossa di ieri risulta ancora più significativa: cade nell'anno centenario della proprietà  Agnelli, solennizzato dalla riaffermazione dell'Orgoglio Bianconero con l'evento di cui Torino è stata teatro due settimane fa. Come se il Capofamiglia avesse voluto chiudere per sempre i capitoli più brucianti di una storia gloriosa. Al vertice, infatti, procedono spediti Ferrero e Scanavino, gli uomini ai quali Elkann ha affidato la rifondazione, indicando la linea politica da seguire davanti alla giustizia ordinaria, sportiva e amministrativa e conferendo loro pieni poteri per riassestare il bilancio, come dimostra il terzo aumento di capitale che porterà a 900 i milioni di euro iniettati nelle casse societarie in un arco di quattro anni solari.

Molta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel 2010, la Juve era partita alla carica con l'esposto presentato a Coni, Figc e Procura Federale per revocare il titolo 2006 assegnato all'Inter dall'allora commissario straordinario Guido Rossi. Richiesta respinta da Via Allegri nel 2011 e tuttavia inefficace per scoraggiare l'offensiva scatenata da Andrea Agnelli su ogni fronte: Federazione, Coni, giustizia ordinaria e amministrativa. Così si era sgranata la litania che, addì 24 ottobre 2023, ha portato alla pietra tombale su Calciopoli deposta dalla stessa Juve la quale, quindi, accetta in via definitiva il tricolore nerazzurro 2006, sempre fieramente osteggiato dal presidente dei nove scudetti consecutivi. Del resto, come tutto sarebbe andato a finire si era intuito il 21 agosto, quando il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso bianconero contro lo scudetto morattiano: sentenza che ha anticipato la possibile bocciatura nell'ultimo filone della storia, relativo alla richiesta di risarcimento decaduta ieri per volontà bianconera. In una recente intervista, Fabio Capello ha affermato: "La Juventus ha vinto 38 scudetti. Abbiamo vinto sul campo, avevamo una squadra nettamente più forte delle altre: non avevamo bisogno di nessun aiuto". Agnelli l'ha sempre sostenuto. Evidentemente, anche su questo l'Illustre Cugino non l'ha pensata come lui. Ammesso e non concesso che l'abbia sempre pensata come lui.


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