La Juve e Fagioli, il valore di una scelta

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Alessandro Barbano
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Squalifiche brevi, fiducia agli atleti coinvolti, per una volta il calcio ha dato una lezione di misura. Dopo i fuochi d’artificio del processo mediatico, dei blitz della procura anticipati dagli scoop, la giustizia sportiva e la saggezza dei club hanno rimesso lo scandalo nel suo giusto racconto. Quello di uno smarrimento dell’essere, non di un’avidità dell’avere, una tentazione distruttiva che insidia la ricchezza non giustificabile. Da sanzionare per quello che rappresenta: un’irregolarità, non un illecito sportivo.

In tempi in cui nel discorso pubblico s’invoca il rimedio di “gettare le chiavi”, questo verdetto ponderato, e tutt’altro che indulgente, è un bel segnale. A cui il giudice sportivo arriva piegando un codice ormai superato al realismo dei tempi. Tempi in cui un ventenne può guadagnare, come Tonali, otto milioni di euro a stagione. Se decide di gettarli nella vertigine di una scommessa, non può essere messo alla gogna da un sistema che vive di azzardo finanziario e sui cartellini scommette con uguale spregiudicatezza. Per questo la punizione è giusta, la cura opportuna, la riabilitazione utile.

Ma la Juve stavolta va oltre. Rinnovando il contratto di Fagioli fino al 2028, protegge il suo capitale, con una scelta che è insieme economica e etica. Sul bivio dove una traiettoria individuale può sbandare e perdersi, il club offre la sua fiducia e assume la guida di un delicato percorso di recupero. Fagioli in potenza e Tonali già in atto sono la più sana delle scommesse che il calcio può fare. E che ha già fatto in passato con un altro straordinario talento smarrito: quel Paolo Rossi che la giustizia sportiva sanzionò e Bearzot attese, contro ogni senso comune, anche a costo di mettere a rischio un Mondiale. Sappiamo poi com’è andata a finire. Quella dell’indimenticabile ct azzurro è stata la più illuminata delle scommesse.


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