Doping, squalifica Pogba: niente patteggiamento. La strategia della difesa

Il francese rischia di aver finito qui la sua carriera, dopo la richiesta della procura nazionale antidoping di 4 anni: tutti i dettagli
Giorgio Marota
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È fermo da 88 giorni, rischia di aver finito qui la sua carriera. Dopo averlo fermato l’11 settembre in seguito alla positività al testosterone (riscontrata nel controllo del 20 agosto dopo Udinese-Juventus), la procura nazionale antidoping ha chiesto 4 anni di squalifica per Paul Pogba. Il massimo della pena, senza attenuanti, previsto dall’articolo 11.2 del codice antidoping. La struttura guidata da Pierfilippo Laviani ha informato oggi la Wada (l’antidoping mondiale), la Juve, la Figc, l’Uefa e i legali del francese. Non c’è stato nessun patteggiamento: è saltato e si va quindi a processo presso il tribunale antidoping, con udienza prevista già a gennaio.

La difesa di Pogba

Pogba si difenderà parlando di assunzione inconsapevole, citando un integratore che avrebbe preso a metà giugno mentre era in vacanza negli Stati Uniti. Gli avvocati di Pogba sarebbero pronti a sostenere la tesi dell’assunzione del Dhea, l’ormone della giovinezza, sempre proibito ma diverso dal testosterone e con un peso minore in un’ottica sanzionatoria. Una versione che alla procura non quadra. Anche alla luce del fatto che le controanalisi richieste dall’atleta ed effettuate a ottobre hanno riscontrato una seconda volta la positività ai metaboliti del testosterone. Si va allo scontro in aula.


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