Max ha già giocato Inter-Juve. Max l’ha già vissuta nei meandri di una mente che non riposa mai e che approfitta persino delle notti insonni per cercare l’intuizione tattica vincente. Due giorni al derby d’Italia, quarantotto ore per far sedimentare quelle parole dense d’orgoglio che ieri Massimiliano Allegri ha pronunciato in un discorso alla squadra, dosandole con il carisma del condottiero e la dialettica dell’oratore.
Il discorso di Allegri alla squadra
Novanta minuti di dialoghi, come una vera partita, durante i quali il tecnico ha ricordato ai calciatori l’importanza di inseguire un sogno senza farlo diventare ossessione. Dopo aver parlato a Vinovo con gli allenatori delle giovanili, si è rivolto al proprio cerchio magico: «È l’occasione che aspettavamo» il senso di una “striglia alla livornese” arricchita anche da alcune indicazioni tattiche (da approfondire nella seduta odierna e nella rifinitura di domani), ma caratterizzata soprattutto da una spinta motivazionale feroce. Allegri ha chiesto ai suoi di rappresentare i tifosi, di alimentare l’ambizione tricolore senza spostare il focus dalla qualificazione Champions e di giocare Inter-Juve come fosse una finale. Max in versione Al Pacino in “Ogni maledetta domenica” è un inedito, a dirla tutta. Quelli più esperti come Pinsoglio, Alex Sandro e Szczesny l’hanno sempre considerato l’uomo giusto per smorzare la tensione con una battuta ironica e hanno imparato a conoscerlo così anche i fiori appena sbocciati dal vivaio come Iling-Junior, Nicolussi Caviglia e Yildiz. Ma questa partita è diversa dalle altre. E pure se la pressione sembra essere quasi tutta dalla parte dell’Inter, costruita per lo scudetto, l’allenatore juventino stavolta ha preferito cambiare registro.
Allegri ha ricordato alla squadra l’Odissea dell’ultimo anno con quelle sentenze che cadevano in concomitanza delle gare più delicate, ha parlato di punti fatti sul campo e poi tolti, del peso di quelle classifiche sempre provvisorie e ha citato persino i guai recenti (scommesse, doping) che colpendo i singoli avrebbero potuto incrinare il gruppo. «Siete forti», il mantra dell’allenatore. Perché gli avversari saranno anche più esperti e valutati complessivamente 150 milioni in più («Loro sono superiori, ma dobbiamo giocarcela»), eppure è nell’armonia che prosperano i risultati; per questa ragione non aveva chiesto acquisti e Djaló e Alcaraz sono arrivati a gennaio soprattutto per ragionamenti di prospettiva. Questa Juve è rimasta fedele alle proprie difficoltà e le ha utilizzate per cementare le fondamenta.
Allegri e la NextGen
Sempre ieri, prima dell’allenamento posticipato al pomeriggio, Allegri ha incontrato i tecnici delle giovanili e con loro ha parlato dell’importanza di un’Under 23 in Serie C per rendere meno traumatico il salto dalla Primavera. Grazie alla NextGen, dal 2018 hanno esordito tra i grandi ben 30 ragazzi e 17 li ha lanciati Max. Tra gli argomenti trattati anche un focus su come riconoscere il talento e uno sulla disciplina. Ad Allegri è stata infine consegnata una targa, «con profonda gratitudine per averci supportato nella crescita dei nostri ragazzi». Nella settimana dell’appartenenza, la famiglia Juve si sta stringendo attorno al suo leader.