Tesoro Juve: la MaxGen è da 110 e lode

Soulé, Yildiz, Barrenechea, Huijsen, Nonge e tanti altri: con le stelle nate a Vinovo il futuro è certo
Giorgio Marota
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NextGen a chi? Questa è la generazione del presente e il talento che la pervade in ogni ruolo garantisce già alla Juve un assegno circolare da 110 milioni. La Signora potrà riscuoterlo tutto, o in parte, se il tesoretto della prossima Champions non dovesse bastarle per lanciare l’assalto a Koopmeiners, Sudakov e altri obiettivi sul taccuino della coppia Giuntoli-Manna. Oppure lasciare che maturi altri interessi.

Juventus, le stelle

Immaginando che il prossimo Yildiz sia un fiore ancora nascosto nel sempreverde vivaio di Vinovo, potremmo elencare una probabile formazione tutta U21: l’affidabile Daffara tra i pali, Savona e Comenencia terzini destri, la coppia Huijsen (fino a giugno alla Roma) e Facundo Gonzalez (alla Samp) nel cuore della difesa con il capitano dell’U21 bosniaca Muharemovic a giocarsi con loro il posto; a fare gli esterni mancini lo svedese Rouhi e l’azzurro vicecampione del mondo U20 Turicchia. In mezzo Barrenechea, che sta brillando nel Frosinone grazie alla cura DiFra, la certezza Iling-Junior e il 18enne Nonge, il 30° esordiente in prima squadra in 6 stagioni di NextGen, considerato da tutti - Allegri incluso - un predestinato. Alla lista dei gioielli di centrocampo andrebbero poi aggiunti Nicolussi Caviglia, il “bambino” che legge Mann e ascolta la musica di Guccini, e Miretti, lo juventino più giovane a mettere piede in Champions. In attacco, infine, non resta che sfogliare la margherita: da Soulé a Kajo Jorge, passando per Yildiz, Sekulov, Cerri (ha appena assaggiato la Serie A) e Hasa, l’esterno tutto dribbling e fantasia Mvp dell’ultimo Europeo U19. Se finissero tutti sul mercato - e non sarà così - la Juve avrebbe un tesorone più che un tesoretto. E al momento può già contare sui riscatti certi di Rovella della Lazio e De Winter del Genoa: 25 milioni già in cassa.

Juve, l'investimento

Tutto questo dimostra quanto la seconda squadra, sempre più una “MaxGen” grazie alle intuizioni del tecnico, sia un investimento più che un costo. L’idea è nata in un’epoca di assestamento politico-federale, nell’interregno del commissario straordinario Fabbricini e con il sostegno di Costacurta, e la Juve l’ha approfondita dandosi tre direttrici: la valorizzazione patrimoniale, l’inserimento di giovani nella rosa dei big per ridurre ammortamenti e ingaggi e rinsaldare il senso di appartenenza. La prima svolta c’è stata sui trasferimenti in uscita: quando Cherubini arrivò in bianconero come direttore dei prestiti, il numero dei calciatori sparsi nei vari campionati era costantemente tra i 65 e i 70; oggi i baby con la valigia non arrivano a 30 e salutano Vinovo dopo aver già compiuto una prima esperienza (interna) nel professionismo e aver anticipato di uno o due anni il passaggio in Primavera (la Juve la gioca con gli U18). L’errore fatto con Spinazzola - 5 anni a spasso in 7 squadre - ha segnato un po’ tutti. A Fagioli, tra i primi frutti della nuova semina, dopo il rodaggio in C è bastata un’esperienza alla Cremonese per essere “da Juve” e affacciarsi in Nazionale, prima dei guai personali che lo hanno travolto. Nei giorni in cui la NextGen era poco più che un’idea, il 70% dei ragazzi usciti dal settore giovanile si perdevano in Lega Pro; oggi approdano quasi tutti nelle prime due serie, oppure scelgono destinazioni estere altrettanto formative. Per questo progetto la società spende dagli 8 ai 10 milioni l’anno, come una di C che punta alla promozione investendo però sul “qui e ora” senza patrimonializzare. Il vantaggio di produrre calciatori a km zero ha ricadute pure sulle liste Uefa: non occupano posti e abbattono il costo della rosa. Con 5 anni di ritardo si è messa in scia l’Atalanta e ora pensano alla seconda squadra pure Sassuolo, Milan e Fiorentina. La vera contraddizione, però, è che per continuare ad accoglierle tutte (Lega Pro è favorevole, B contraria) bisogna aspettare che altre piazze falliscano. Un meccanismo positivo che si alimenta con le disgrazie: una fotografia emblematica del nostro calcio.


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