Napoli-Juve, perché vale così tanto soprattutto per Allegri

A dodici giornate dalla fine, in casa bianconera il futuro del tecnico tiene banco più di ogni altra cosa. Con il rischio di non concentrarsi sul presente di una squadra che al Maradona non vince da cinque anni
Xavier Jacobelli
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Se il neologismo è permesso, c’è un tarlo che rode il presente della Juve e non è la partita con il Napoli al Maradona dove, come ha ricordato Allegri, i bianconeri non vincono da cinque anni. Il tarlo si chiama dopoismo, cioè pensare sempre al dopo, disegnare o prefigurare scenari prossimi venturi, anziché concentrarsi su quelli di giornata. È il caso della questione allenatore: non passa vigilia, antivigilia, pre o post partita senza che al signore di Livorno, capace di sfondare il muro dei mille punti in carriera, non venga chiesto che cosa farà da grande. E la risposta non può che essere sempre la stessa: ho un contratto sino al 2025, riparliamone quando sarà il momento.

Allegri, a Napoli una prova di maturità

Dicono che la solidità di una squadra si misuri anche dalla sua capacità di rendersi impermeabile alle voci e alle congetture sul futuro di chi la guidi. Ecco perché, proprio a Napoli, la Juve è chiamata a una prova di maturità per sé e per Allegri, contro un avversario che, in settimana, giocando a tennis con il Sassuolo, ha cominciato a ritrovare se stesso. Soprattutto, a ritrovare Osimhen e Kvaratskhelia: a Reggio Emilia s’è visto, eccome. Napoli-Juve vale molto per Calzona. Ma vale tanto anche per Allegri. Provare per credere.


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