Rette parallele, universi distanti, abissi concettuali. Nel giorno in cui Thiago Motta, l’allenatore licenziato, ha raccontato le sue verità descrivendo un mondo dei balocchi nel quale tutto funzionava alla perfezione, ci si voleva bene come in una famiglia e si remava tutti uniti verso la direzione Champions, Igor Tudor, il subentrato, ha detto senza mezzi termini «Io ho trovato la squadra in un momento brutto». Lo ha sottolineato non per contestare la versione del predecessore, un sentiero scivoloso che ha evitato di percorrere anche nel giorno della presentazione («Non voglio parlare di quello che è successo prima che arrivassi io»), bensì per evidenziare quanto alcune cose vadano ancora migliorate prima di poter vedere la migliore Juve. Quella che arriva al match odierno contro la Roma, primo scontro diretto Champions dei tre in programma (Bologna e Lazio gli altri due) nel ciclo finale di questa Serie A, è una squadra ancora convalescente, nonostante la vittoria terapeutica con il Genoa.
Thiago Motta: "Non mi hanno dato tempo". La risposta di Tudor
Le frizioni interne, le divergenze con la dirigenza, i risultati negativi, le eliminazioni precoci da Supercoppa, Champions e Coppa Italia e la paura che potessero sfuggire quegli 80 milioni della Champions passeranno alla storia come le cause dell’addio di Thiago. Anche se lui, parlando al Corriere della Sera, le ha smentite praticamente tutte, offrendo un’altra versione dei fatti dopo nove mesi di messaggi criptici e risposte appena accennate nelle varie conferenze stampa. «Non è stato un fallimento, non mi hanno dato tempo» è la sintesi più efficace del suo intervento. Eppure, chi ha speso 250 milioni sul mercato riteneva di averlo messo nelle condizioni ideali di accelerare fin da subito. Tudor, al giorno uno da allenatore, ha recepito il messaggio: «Alla Juve non c’è tempo per crescere». Thiago ha parlato in diversi passaggi di «bugie», ma, forse senza rendersene conto, è inciampato nella storia quando ha sostenuto che «in squadre del livello della Juve bisogna vincere, tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto». La terzutima partita prima del suo arrivo è stata infatti quella del trionfo in Coppa Italia con Allegri. Sull’esonero di Motta ha deciso Elkann in persona, preferendo esporre Exor a nuove spese (15 milioni accantonati e la promessa di un’altra ricapitalizzazione) pur di scongiurare il rischio di un buco a giugno in caso di mancata qualificazione in Champions.