Tudor ha visto un'altra Juve. Per Thiago Motta andava tutto bene

Tra vecchio e nuovo allenatore una diversa percezione della realtà
Giorgio Marota

Rette parallele, universi distanti, abissi concettuali. Nel giorno in cui Thiago Motta, l’allenatore licenziato, ha raccontato le sue verità descrivendo un mondo dei balocchi nel quale tutto funzionava alla perfezione, ci si voleva bene come in una famiglia e si remava tutti uniti verso la direzione Champions, Igor Tudor, il subentrato, ha detto senza mezzi termini «Io ho trovato la squadra in un momento brutto». Lo ha sottolineato non per contestare la versione del predecessore, un sentiero scivoloso che ha evitato di percorrere anche nel giorno della presentazione («Non voglio parlare di quello che è successo prima che arrivassi io»), bensì per evidenziare quanto alcune cose vadano ancora migliorate prima di poter vedere la migliore Juve. Quella che arriva al match odierno contro la Roma, primo scontro diretto Champions dei tre in programma (Bologna e Lazio gli altri due) nel ciclo finale di questa Serie A, è una squadra ancora convalescente, nonostante la vittoria terapeutica con il Genoa.  

Thiago Motta: "Non mi hanno dato tempo". La risposta di Tudor

Le frizioni interne, le divergenze con la dirigenza, i risultati negativi, le eliminazioni precoci da Supercoppa, Champions e Coppa Italia e la paura che potessero sfuggire quegli 80 milioni della Champions passeranno alla storia come le cause dell’addio di Thiago. Anche se lui, parlando al Corriere della Sera, le ha smentite praticamente tutte, offrendo un’altra versione dei fatti dopo nove mesi di messaggi criptici e risposte appena accennate nelle varie conferenze stampa. «Non è stato un fallimento, non mi hanno dato tempo» è la sintesi più efficace del suo intervento. Eppure, chi ha speso 250 milioni sul mercato riteneva di averlo messo nelle condizioni ideali di accelerare fin da subito. Tudor, al giorno uno da allenatore, ha recepito il messaggio: «Alla Juve non c’è tempo per crescere». Thiago ha parlato in diversi passaggi di «bugie», ma, forse senza rendersene conto, è inciampato nella storia quando ha sostenuto che «in squadre del livello della Juve bisogna vincere, tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto». La terzutima partita prima del suo arrivo è stata infatti quella del trionfo in Coppa Italia con Allegri. Sull’esonero di Motta ha deciso Elkann in persona, preferendo esporre Exor a nuove spese (15 milioni accantonati e la promessa di un’altra ricapitalizzazione) pur di scongiurare il rischio di un buco a giugno in caso di mancata qualificazione in Champions. 


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Perin risponde a Thiago Motta sui social: "Ognuno..."

«Chi dice che avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo», ha aggiunto Thiago. «Avevo un rapporto ottimo con tutti». Solo Mbangula e Bremer, però, lo hanno salutato pubblicamente, mentre Koopmeiners ha scritto su Instagram: «Un sacco di cose positive da prendere da questa settimana», con tanto di like di Vlahovic. Perin, ieri, ha pubblicato sui social un’altra frase inequivocabile, probabilmente riferita all’ex tecnico: «Ciascuno è artefice della propria sorte». Poi il portiere è stato escluso dai convocati: la società ha comunicato un problema muscolare. Nell’intervista di ieri, Motta ha allontanato tutte le voci che l’avevano messo in cattiva luce: i litigi, il distacco da Giuntoli, i rimproveri a Yildiz e Vlahovic, persino la rottura con Danilo. Argomenti sui quali Tudor, ovviamente, non è tornato. Il croato ha preferito rilanciare il proprio manifesto in vista di Roma-Juve: «Abbiamo lavorato tanto sulla preparazione fisica e sui calci piazzati. Dobbiamo fare una grande fase difensiva, essere compatti ma aggressivi, correre tanto e sapere cosa fare con la palla. Ci siamo rialzati e messi a pedalare». La Roma non scherza e pregusta l’aggancio a quota 55. Il treno Champions non permette fermate. «È una partita importante ma non decisiva - ha minimizzato - contro una squadra molto forte. Ranieri ha fatto la differenza». Igor ha concluso la conferenza della vigilia parlando della cena di giovedì: «Ci tenevo a portare fuori la squadra e lo staff. Ci siamo parlati molto. Anche i piccoli dettagli contano». 


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Rette parallele, universi distanti, abissi concettuali. Nel giorno in cui Thiago Motta, l’allenatore licenziato, ha raccontato le sue verità descrivendo un mondo dei balocchi nel quale tutto funzionava alla perfezione, ci si voleva bene come in una famiglia e si remava tutti uniti verso la direzione Champions, Igor Tudor, il subentrato, ha detto senza mezzi termini «Io ho trovato la squadra in un momento brutto». Lo ha sottolineato non per contestare la versione del predecessore, un sentiero scivoloso che ha evitato di percorrere anche nel giorno della presentazione («Non voglio parlare di quello che è successo prima che arrivassi io»), bensì per evidenziare quanto alcune cose vadano ancora migliorate prima di poter vedere la migliore Juve. Quella che arriva al match odierno contro la Roma, primo scontro diretto Champions dei tre in programma (Bologna e Lazio gli altri due) nel ciclo finale di questa Serie A, è una squadra ancora convalescente, nonostante la vittoria terapeutica con il Genoa.  

Thiago Motta: "Non mi hanno dato tempo". La risposta di Tudor

Le frizioni interne, le divergenze con la dirigenza, i risultati negativi, le eliminazioni precoci da Supercoppa, Champions e Coppa Italia e la paura che potessero sfuggire quegli 80 milioni della Champions passeranno alla storia come le cause dell’addio di Thiago. Anche se lui, parlando al Corriere della Sera, le ha smentite praticamente tutte, offrendo un’altra versione dei fatti dopo nove mesi di messaggi criptici e risposte appena accennate nelle varie conferenze stampa. «Non è stato un fallimento, non mi hanno dato tempo» è la sintesi più efficace del suo intervento. Eppure, chi ha speso 250 milioni sul mercato riteneva di averlo messo nelle condizioni ideali di accelerare fin da subito. Tudor, al giorno uno da allenatore, ha recepito il messaggio: «Alla Juve non c’è tempo per crescere». Thiago ha parlato in diversi passaggi di «bugie», ma, forse senza rendersene conto, è inciampato nella storia quando ha sostenuto che «in squadre del livello della Juve bisogna vincere, tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto». La terzutima partita prima del suo arrivo è stata infatti quella del trionfo in Coppa Italia con Allegri. Sull’esonero di Motta ha deciso Elkann in persona, preferendo esporre Exor a nuove spese (15 milioni accantonati e la promessa di un’altra ricapitalizzazione) pur di scongiurare il rischio di un buco a giugno in caso di mancata qualificazione in Champions. 


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Tudor ha visto un'altra Juve. Per Thiago Motta andava tutto bene
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