Giuntoli e il possibile addio alla Juve: la reazione del dt e perché Elkann potrebbe salutarlo

Tanti i nodi, dal mercato alla gestione Motta. È in corso un altro restyling dirigenziale: Comolli farebbe il dg, Chiellini sarà al centro del progetto
Giorgio Marota

La rivoluzione silente e logorante si sta di nuovo compiendo. Succede sempre così, quando scende in campo “Jaki”. Senza proclami né spiegazioni, lontano dai riflettori ma in modo perentorio, John Elkann mette mano alle cose juventine e ribadisce il peso di una famiglia che da più di cent’anni guida il club con un modus operandi chiaro: delega, controlla e tira le somme. «Cristiano Giuntoli plasmerà la Juventus del futuro» aveva detto ad aprile del 2024. Un anno dopo, anche il dirigente ex Napoli è in discussione. Al punto che, per la seconda volta in tre mesi dopo l’esonero di Motta, il nipote dell’avvocato Agnelli è pronto a intervenire a gamba tesa. 

Juve, Giuntoli è a rischio

A marzo fu l’ad di Exor a decidere di allontanare l’allenatore per evitare che la stagione si trascinasse in una lunga agonia. Mentre i dirigenti provavano a difendere l’operato dell’italo-brasiliano, sperando in questo modo di non finire loro nel tritacarne, la proprietà voltava pagina. Stavolta è proprio il management del club a tremare. Ieri la giornata si è conclusa senza scossoni, ma le voci su un addio immediato di Giuntoli si rincorrono al punto che già oggi lui e i suoi collaboratori Pompilio e Stefanelli potrebbero lasciare la Continassa. La peculiarità di questa vicenda è che Giuntoli, fino a poche ore fa, si sentiva saldamente al comando, al punto da aver etichettato come «false» le notizie recenti e aver trascorso dei giorni con Tudor a Spalato per programmare le prossime settimane in vista del Mondiale per Club, studiando anche una strategia di futuro se Igor - dopo la conferma di Conte al Napoli - dovesse restare nel 2025-26. I nemici di Giuntoli, dentro e fuori dalla Juve, ritengono viceversa che lui in questi mesi abbia vissuto in una realtà ovattata, diversa da quella che Elkann stava nel frattempo programmando. Chi avrà davvero ragione? Neppure il nome di Damien Comolli l’avrebbe turbato: Giuntoli non crede che possa prendere il suo posto e neppure che l’addio al Tolosa del dirigente francese sia il segnale di un turnover immediato. Eppure, il rischio che tutto ciò avvenga è alto: Comolli diventerebbe direttore generale, comunque con ampi poteri sulle dinamiche sportive, sovrapponendosi alle competenze dell’attuale dt, che ha un contratto fino al 2028. Di sicuro l’assenza del toscano alla commemorazione delle vittime dell’Heysel, ieri a Torino, si è notata. Soprattutto perché Elkann c’era.  


© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Giuntoli, tutti i nodi: dal mercato a Thiago Motta

In caso di separazione peserebbero i 250 milioni spesi per una campagna acquisti faraonica che non ha evitato alla Juve di uscire anzitempo dall’Europa, di essere eliminata dall’Empoli in Coppa Italia e di aver fallito anche l’obiettivo Supercoppa. In Champions la Signora ci è comunque andata - nessuno aveva chiesto lo scudetto, è bene rimarcarlo - ma questo traguardo era stato raggiunto pure con Allegri (al netto delle penalizzazioni) in tre anni complicatissimi, vissuti con il portafoglio chiuso a causa di una rigida dieta economia. Nella scorsa estate il flusso del denaro è ricominciato a scorrere, dai 60 milioni per Koopmeiners ai 50 per Douglas Luiz, passando dai 40 per Nico Gonzalez fino ad arrivare ai 20 più bonus per Kelly a gennaio. A parte Thuram, nessuno ha reso secondo le aspettative. A Giuntoli va dato comunque il merito di aver risistemato conti che facevano acqua da tutte le parti, alleggererendo un monte ingaggi che superava i 180 milioni lordi e oggi è poco al di sopra dei 100, tra tagli e ammortamenti spalmati. Anche grazie alle varie operazioni, l’ultima semestrale ha fatto registrare un utile di quasi 17 milioni; rispetto alla perdita di 95,1 del 2023-24, il miglioramento è stato di 112. Con questo percorso di risanamento, i ricavi torneranno sopra i 500 milioni e l’aumento di capitale pianificato durante l’esonero di Motta, fino a un massimo di 110 milioni, potrà essere più contenuto.  

Giuntoli, la gestione di Thiago Motta

A proposito di Thiago: era stato proprio Giuntoli a sceglierlo, mentre l’esonero dovrebbe essere passato sopra la sua testa. Riguardo l’ennesimo restyling, invece, Chiellini d’ora in avanti assumerà tutte le cariche di rappresentanza nelle sedi istituzionali, interagendo di più con la squadra. Tognozzi, ex capo scout bianconero, potrebbe tornare come ds. L’unico a essere al riparo da scossoni è Scanavino, l’amministratore delegato che ad aprile ha mollato tutti i suoi incarichi nel gruppo Gedi per dedicarsi completamente al club. Lui è l’uomo dei conti, la persona nella quale Elkann ripone maggiormente la sua fiducia. 


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La rivoluzione silente e logorante si sta di nuovo compiendo. Succede sempre così, quando scende in campo “Jaki”. Senza proclami né spiegazioni, lontano dai riflettori ma in modo perentorio, John Elkann mette mano alle cose juventine e ribadisce il peso di una famiglia che da più di cent’anni guida il club con un modus operandi chiaro: delega, controlla e tira le somme. «Cristiano Giuntoli plasmerà la Juventus del futuro» aveva detto ad aprile del 2024. Un anno dopo, anche il dirigente ex Napoli è in discussione. Al punto che, per la seconda volta in tre mesi dopo l’esonero di Motta, il nipote dell’avvocato Agnelli è pronto a intervenire a gamba tesa. 

Juve, Giuntoli è a rischio

A marzo fu l’ad di Exor a decidere di allontanare l’allenatore per evitare che la stagione si trascinasse in una lunga agonia. Mentre i dirigenti provavano a difendere l’operato dell’italo-brasiliano, sperando in questo modo di non finire loro nel tritacarne, la proprietà voltava pagina. Stavolta è proprio il management del club a tremare. Ieri la giornata si è conclusa senza scossoni, ma le voci su un addio immediato di Giuntoli si rincorrono al punto che già oggi lui e i suoi collaboratori Pompilio e Stefanelli potrebbero lasciare la Continassa. La peculiarità di questa vicenda è che Giuntoli, fino a poche ore fa, si sentiva saldamente al comando, al punto da aver etichettato come «false» le notizie recenti e aver trascorso dei giorni con Tudor a Spalato per programmare le prossime settimane in vista del Mondiale per Club, studiando anche una strategia di futuro se Igor - dopo la conferma di Conte al Napoli - dovesse restare nel 2025-26. I nemici di Giuntoli, dentro e fuori dalla Juve, ritengono viceversa che lui in questi mesi abbia vissuto in una realtà ovattata, diversa da quella che Elkann stava nel frattempo programmando. Chi avrà davvero ragione? Neppure il nome di Damien Comolli l’avrebbe turbato: Giuntoli non crede che possa prendere il suo posto e neppure che l’addio al Tolosa del dirigente francese sia il segnale di un turnover immediato. Eppure, il rischio che tutto ciò avvenga è alto: Comolli diventerebbe direttore generale, comunque con ampi poteri sulle dinamiche sportive, sovrapponendosi alle competenze dell’attuale dt, che ha un contratto fino al 2028. Di sicuro l’assenza del toscano alla commemorazione delle vittime dell’Heysel, ieri a Torino, si è notata. Soprattutto perché Elkann c’era.  


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