Processo Juve, cosa contesta il club in 9 punti

È il giorno dell’udienza al Collegio di Garanzia dello Sport: i bianconeri contro la sentenza che ha stravolto la classifica della squadra di Allegri e la storia di questa Serie A
Processo Juve, cosa contesta il club in 9 punti© ANSA
Giorgio Marota
8 min

ROMA - È il giorno del giudizio e niente, da oggi, sarà più come prima. Le strade sono tre: inferno, paradiso o purgatorio. Legalmente parlando, queste tre vie dicono che la Juventus potrebbe tornare dal Collegio di Garanzia dello Sport (fischio d’inizio ore 14.30 al Coni) con il -15 impresso sulla pelle, con una sentenza che viceversa restituisca in pieno il bottino conquistato sul campo (e dunque bianconeri al terzo posto, quota 59 punti) oppure con un rinvio alla Corte d’Appello, lasciando dunque in sospeso - come nel purgatorio, appunto - quelle anime bianconere ancora nella terra di mezzo tra la sofferenza e la riabilitazione. La Vecchia Signora ha depositato a inizio marzo un ricorso di 99 pagine (ve lo anticipammo) che approfondisce aspetti sia sostanziali sia formali. Ripercorriamo i punti salienti (9) del fascicolo firmato dai legali Bellacosa, Clarizia, Sangiorgio e Paolantonio. 

1) «Revocazione inammissibile»

Prima di tutto... il principio. La Juventus considera «errata» la decisione della Corte d’Appello di accogliere la revocazione del processo plusvalenze. Due gradi di giudizio avevano dato ragione al club nella scorsa primavera (certificando l’impossibilità di fissare il “giusto prezzo” a una trattativa di mercato), ma sulla base dell’inchiesta Prisma della magisratura di Torino la procura della Federcalcio ha chiesto e ha ottenuto la riapertura del processo. I legali hanno citato il “ne bis in idem” nel senso di impedimento a tornare su un fatto “già giudicato”. 

2) «Violazione del “Thema decidendum”»

«Soltanto leggendo la motivazione della decisione, la Juventus ha scoperto che avrebbe dovuto difendersi non già per la conclusione di 15 operazioni di compravendita, bensì per la realizzazione di un “sistema fraudolento in partenza”» si legge nel ricorso. Secondo gli avvocati, quindi, dalle “plusvalenze fittizie” si è passati alla contestazione di un illecito dimostrabile tramite le intercettazioni. E dunque, a proposito del “thema decidendum”, si sarebbe passati da un processo all’altro dall’art. 31 al 4.1 del codice di giustizia sportiva, quello che parla di “lealtà, probità e correttezza”. 

3) «Principio contabile Ias 3845»

L’applicazione del principio contabile IAS 3845 non sarebbe stato «mai affermato prima nel settore delle società calcistiche quotate» spiega la Juve. Quella che il giudice chiama “l’impressionante mole di documentazione” e che ha portato al -15 - deciso all’unanimità dalla Corte (i suoi componenti si sono detti “scandalizzati” per ciò che hanno trovato nelle carte) - si risolve per i bianconeri in un appunto di Federico Cherubini e in frasi dei dirigenti «estrapolate dal contesto».  

4) «Illecito non previsto dal regolamento»

Siccome non è stato possibile dimostrare la sopravvalutazione dei valori di mercato delle operazioni, secondo il club il giudice ha fatto il cosiddetto “processo alle intenzioni”. I legali ritengono inoltre che l’illecito sportivo sia stato contestato per un fatto estraneo alla normativa. Secondo la Corte, le 14 mila pagine dell’inchiesta Prisma hanno invece portato alla luce un corposo materiale probatorio. 

5) «Mancata valutazione di elementi decisivi»

«Avete trascurato le nostre spiegazioni» sostiene la Juve. E si riferisce, in particolare, alle famose “X” inserite al posto delle cifre («segnalano, com’è normale che sia, un elemento ancora indefinito e variabile») e al riconoscimento del “valore confessorio” dato al libro nero di FP, una prova decisiva per l’accusa che gli avvocati etichettano viceversa come un «semplice appunto di lavoro di Cherubini». 

6) «Vizio procedurale e nota 10940»

Questa nota di fine marzo-inizio aprile 2021 poteva invalidare l’intero processo, nel caso in cui avesse dimostrato che il procuratore Chiné conosceva già il “caso Juve” sei mesi prima di iscrivere la notizia nell’apposito registro (ottobre 2021). Ma in quello scambio di mail con la Covisoc, il procuratore non cita mai l’argomento: un punto a favore della procura. Dopo la sentenza del Tar, il documento è stato consegnato dalla federazione ai legali di Paratici e Cherubini. Non averlo prima ha causato un danno alla difesa della Juve? Lo stabilirà il Collegio. 

7) «Sproporzionalità della sanzione»

Chiné aveva chiesto 9 punti durante la requisitoria del 20 gennaio, la Corte ne ha inflitti 15. Perché? Secondo la Juve le motivazioni della sentenza firmate dal presidente Torsello non spiegano abbastanza bene come si è arrivati alla decisione. Anche qui, pareri discordanti tra chi ha emesso la sentenza e chi l’ha subita.

8) «Mancato riferimento all'Art. 6»

La Vecchia Signora lamenta di essere stata condannata sulla base dell’art. 4 senza riferimenti all’art. 6 che «era invece contestato nel deferimento». Quest’ultimo articolo si riferisce alle “responsablità delle società”. Nell’art. 4 è comunque specificato che il codice si applica ai soggetti dell’art. 2, cioè «società, dirigenti, atleti, tecnici, ufficiali di gara...». Un possibile vizio che oggi il giudice di legittimità dovrà valutare. 

9) «Mancata valutazione di un'attenuante»

La Juventus si è dotata di un modello gestionale ex dl 231/2001, adottato per permettere alle aziende di essere sollevate dalla responsabilità che deriva dai reati imputati ai singoli dipendenti. Secondo gli avvocati, chi ha pronunciato la sentenza doveva tenerne conto. 

  

 


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