Juve, il retroscena sul patteggiamento: si decide oggi

Maxi multa e stop ricorsi: il tribunale Figc può scrivere la parola fine sulla vicenda giudiziaria. In caso di "via libera" non ci sarebbero altre penalizzazioni salvando il 2023-24 del club bianconero
Giorgio Marota
5 min

ROMA - La Juve patteggia. E stavolta non sono soltanto voci di palazzo, come quelle delle scorse settimane che attribuivano la mancata intesa tra la procura Figc e i legali bianconeri all’intervento della procura generale del Coni nella persona di Ugo Taucer, "l’uomo solo sul banco" che il 19 aprile indicò al Collegio di Garanzia la via da seguire sul caso plusvalenze (annullamento con rinvio per rimotivare il -15, poi diventato non a caso -10), interpretando in modo inedito il ruolo dell’accusa. L’accordo si è concretizzato nelle ultime ore, con un’accelerata improvvisa nella serata di ieri, e prevede la chiusura del fascicolo Juve con una maxi-multa nei confronti della società e con l’accettazione delle condanne già irrogate per chiudere una volta per tutte - e senza ulteriori penalizzazioni in classifica - la partita giudiziaria. Scorrerebbero così i titoli di coda sul secondo filone dell’inchiesta sportiva, e cioè sull’eventuale stangata per le manovre stipendi 2019-20 e 2020-21, per le partnership con altri club e per i rapporti con gli agenti: i nuovi elementi sui quali si sarebbe concentrato il dibattito al tribunale federale il 15 giugno. Pago tanto (come il cartellino di un calciatore di medio-alto livello) e chiudo, per ripartire da zero. Fumata bianca, in attesa del "timbro" giuridico. Tutte le carte sono già arrivate al tribunale presieduto da Carlo Sica, che stamattina alle 10.30 si riunirà d’urgenza (su richiesta di parte bianconera) per prendere una decisione.

Processo Juve, il cambio di rotta dei bianconeri

I deferimenti per Agnelli, Paratici, Cherubini, Nedved, Manna, Morganti, Braghin e Gabasio, ai quali la procura Figc ha contestato la violazione dell’art. 4.1, erano partiti il 19 maggio, in seguito al mancato accordo. Ieri l’accusa (Chinè) e la difesa (il pool di legali guidato dall’avv. Bellacosa) hanno però formalizzato l’intesa sulla base dell’art. 127 del codice, che prevede il patteggiamento «post deferimento». Se la stretta di mano fosse avvenuta prima della notifica di Chinè, sarebbe stato necessario intraprendere la “via politica” (benestare del presidente Gravina), ora si passerà comunque da un tribunale. «Siamo stati penalizzati ingiustamente e riteniamo che non ci sia proporzione, ma ormai è acqua passata. È definitiva» ha detto Francesco Calvo, Chief Football Officier del club, a pochi minuti da Juventus-Milan. La metafora «acqua passata» è stata profetica e non a caso il dirigente l’ha utilizzata per anticipare l’imminente cambio di rotta rispetto alla volontà di difendersi "fino alla fine" e "costi quel che costi". In ballo c’era tanto, forse troppo, per andare allo scontro frontale con la federazione. La frase di Calvo era stata interpretata da molti come una resa, ma nascondeva in realtà un altro significato: la volontà di chiudere a stretto giro l’intera partita.

Patteggiamento, c'è un vantaggio reciproco

Il vantaggio potrebbe essere reciproco: la Juventus ripartirebbe nel 2023-24 senza la spada di Damocle di una nuova sanzione, la giustizia sportiva uscirebbe in qualche modo “indenne” dalla vicenda più spinosa degli ultimi anni, e comunque dopo aver inflitto una penalizzazione talmente afflittiva da tenere Madama fuori dai primi 4 posti, obiettivo che Allegri avrebbe raggiunto senza la stangata. Una nuova penalizzazione avrebbe potuto anche “incidere” sull’attuale campionato cancellando - a giochi conclusi e senza possibilità di rimonta - l’accesso alla Conference o all’Europa League. Ma ai bianconeri, in qualsiasi caso, è convenuto qualificarsi a una delle coppe rimaste: se in estate dovesse scattare la squalifica Uefa, sarebbe meglio scontarla subito sacrificando la partecipazione a un torneo "minore" piuttosto che rimandarla al futuro e vanificare un possibile accesso alla Champions dei prossimi anni.

La Juve promette di rinunciare ai ricorsi

Nel patteggiamento la Juve ha inserito, come detto, la promessa scritta di non procedere con i ricorsi. E dunque, niente reclamo al Collegio di Garanzia tra giugno e luglio, nessun caos con due processi intersecati tra loro, e nessun rischio - che gli esperti di diritto ritenevano in qualsiasi caso remoto - che lo stesso Collegio annulli la pronuncia della CFA del 22 maggio o che la rispedisca alla Corte per la 7a udienza sul caso plusvalenze nel giro di un anno e mezzo. Meno processi significa, per la federazione, più tranquillità. Valga un esempio: a fine luglio Gravina trovò l’accordo con De Laurentiis per una proroga sul divieto di multiproprietà (Napoli-Bari) da giugno 2024 al 2028-29; in cambio ADL si impegnò a non alimentare i contenziosi all’insegna della «fattività e dello spirito di collaborazione». Questo e quello della Juve sono due casi parecchio diversi, eppure potrebbero entrambi chiudersi con la parola fine sulle lungaggini giuridiche.

 


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