ROMA - Il talento diventa tormento quando il cuore è in tumulto. Correa, da settimane, ha un peso che preme sull’anima. Soffre per la scomparsa della nonna, avvenuta dopo Inter-Lazio, prima di Lazio-Genoa. Già durante la sosta del campionato il pensiero della sua sofferenza l’aveva fiaccato. Il dolore è ancora fresco. Alla nonna avrebbe voluto dedicare il rigore di Bologna.
Correa, la Lazio e il rigore di Bologna
Il Tucu voleva quel gol, ha chiesto di calciare anche per questo motivo. Inzaghi e i compagni hanno capito il momento e l’hanno assecondato. Era tra i rigoristi, ma prima di lui figuravano in lista Immobile (già in panchina) e Luis Alberto. L’argentino è il terzo dell’elenco, il quarto è Jony. Luis Alberto, che con Correa condivide un’amicizia vera, non si è opposto alla richiesta. Svelato il motivo, immaginabile, adesso c’è solo un obiettivo: aiutare Correa a rialzarsi. «Coraggio, ti riprenderai», è il messaggio che tutti, da Inzaghi ai compagni, hanno mandato all’argentino. Si sono stretti attorno a lui, lo aiuteranno a rilanciarsi, a rasserenarsi sfruttando la sosta. A settembre, dopo il derby, ha raggiunto la sua nazionale, è rientrato a poche ore dal match con la Spal. Ha pagato il viaggio intercontinentale, in più è subentrato il dolore personale, familiare. Vive un momento difficile, il gol l’avrebbe aiutato a ritrovare fiducia. E’ un ragazzo sensibile, fragile, ancora altalenante nelle prestazioni. E’ capace di tutto, di inventare giocate da fuoriclasse, di sbagliare gol facili facili.
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