Lazio, la qualità fa ancora la differenza

Lazio, la qualità fa ancora la differenza© Getty Images
Alberto Dalla Palma
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Nel momento in cui la vecchia guardia della Lazio, sostenuta anche dalla prepotenza fisica e dalla fantasia di Zaccagni, ha alzato il ritmo e la qualità delle giocate, per la Fiorentina non c’è più stato niente da fare. Anche perché se difendi a metà campo contro giocatori come Luis Alberto, Milinkovic Savic, Immobile e l’ex veronese non puoi avere scampo: Sarri ha vinto il suo primo spareggio per l’Europa contro Italiano allungando il passo rispetto alla squadra viola e alla stessa Roma, fermata nel pomeriggio dal Genoa. Dopo le polemiche e la contestazione dei tifosi per un mercato quasi inesistente, a cui bisogna ancora aggiungere il dato che quattro dei titolari schierati al Franchi possono andarsene a parametro zero alla fine del campionato (Strakosha, Patric, Luiz Felipe e Lucas Leiva) provocando danni patrimoniali enormi, la squadra biancoceleste ha rialzato la testa con un atteggiamento anche molto sarriano per compattezza e capacità di occupare il campo, tanto che per la quarta partita consecutiva è riuscita a mantenere la porta imbattuta. Poi, naturalmente, hanno deciso le qualità dei singoli e l’abilità di giocare in contropiede, che è nel dna della Lazio ormai da qualche anno: il gol di Immobile, numero 18 del campionato, e la successiva azione di Ciro che ha provocato l’autorete di Biraghi hanno colto di sorpresa una Fiorentina completamente stordita dal palleggio degli avversari, e incapace di intuire che con il suo atteggiamento stava per consegnarsi senza combattere.

Era ovvio che la prima partita senza Vlahovic non sarebbe stata facile, sia dal punto di vista tattico che ambientale, ma a Cabral la Fiorentina deve dare il tempo di ambientarsi e di capire che cosa chiede Italiano. Le sue qualità aeree sono indiscutibili - solo una prodezza di Strakosha gli ha negato il gol in avvio - da ora in poi bisogna capire che cosa è in grado di fare con la palla a terra e nel gioco stretto. Prima il brasiliano si toglierà dalla testa il peso di essere l’erede di Dusan, prima potrà diventare decisivo per il gioco offensivo della Viola, che resta comunque una delle candidate ad un posto in Europa considerando che dovrà anche recuperare la partita contro l’Udinese.

Un successo, questo, che adesso mette la Lazio nelle condizione di pensare positivo, tanto per dirla alla Jovanotti. Di fronte ai quarti di Coppa Italia contro il Milan e in attesa dello spareggio contro il Porto in Europa League, Sarri può alzare l’asticella e applaudire i nuovi interpreti del suo calcio: ci è voluto tempo, e ce ne vorrà ancora, ma finalmente si iniziano a vedere i progressi non solo del reparto arretrato (da tempo privo di Acerbi) ma anche di Luis Alberto e Milinkovic, che sembravano disorientati dal passaggio da Inzaghi a Mau. A fine febbraio ne sapremo di più, nel bene o nel male.


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