Immobile, il vero rimpianto del mondiale

Immobile, il vero rimpianto del mondiale© © Marco Rosi / Fotonotizia
Alberto Dalla Palma
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Non è stato facile rialzarsi dopo un derby da incubo e, soprattutto, dopo la seconda eliminazione mondiale consecutiva, della quale era stato ritenuto, da quasi tutto il Paese, il responsabile unico. Immobile aveva forse sbagliato i due rigori decisivi contro la Svizzera, uno all’andata e uno al ritorno? No, gli errori erano stati commessi da Jorginho, per il quale gli stessi contestatori dell’attaccante della Lazio avevano chiesto il Pallone d’Oro. Immobile aveva forse sbagliato il gol a porta vuota a Palermo contro la Macedonia, nel primo spareggio che avrebbe dovuto portarci alla sfida contro Ronaldo? No, quel tiro, ancora più facile di un rigore, lo aveva sbagliato Berardi, di sinistro, con la porta spalancata. Ci chiediamo, allora, quali siano state le colpe di Ciro diverse da quelle di tutti i suoi compagni di sventura: il Mondiale lo ha perso l’Italia, incapace di battere la Bulgaria, per due volte la Svizzera, l’Irlanda del Nord e, infine, anche la Macedonia, senza che alcun centravanti di Mancini sia riuscito a segnare. E così, qualche settimana dopo il tracollo di Palermo, ritroviamo Immobile calato nella sua consueta realtà di miglior attaccante italiano per distacco, ormai da oltre sei anni.

Con i 3 gol di Genova, contro una squadra, quella di Blessin, che ne aveva subiti solo 3 nelle precedenti 9 partite, il contestatissimo Immobile, definito addirittura un bomber da giardinetti estivi, è salito a quota 24 in campionato, staccando Vlahovic e avviandosi alla conquista del quarto titolo dei cannonieri in serie A: un altro record, uno dei tanti. Nel frattempo Ciro è arrivato a 179 gol in 255 partite con la Lazio e a 179 gol in serie A, superando anche Giampiero Boniperti. Dal 2016, nei cinque campionati più importanti d’Europa, soltanto Lewandowski (Bayern) e Messi (Barcellona e Psg) hanno segnato più dell’attaccante di Torre Annunziata, che negli almanacchi resta comunque il numero 9 dell’Italia campione d’Europa (1 assist e 2 gol, come tutti i suoi colleghi di reparto che vinsero il mondiale del 2006 a Berlino e mai messi in discussione).

Quali saranno le accuse che ancora dovrà sopportare? Segna solo in serie A, la più banale: e 179 gol sono pochi? I suoi eredi (il principale, Scamacca, per ora ne ha fatti 21 senza mai giocare una partita di Coppa) non giocheranno forse in serie A, proprio come Ciro? E allora i gol o valgono per tutti o per nessuno, fermo restando che così, di passaggio, Immobile ne ha fatti anche 9 in Champions (15 presenze) e 15 in Europa League (25 presenze) mantenendo le sue medie consuete. Nettamente superiori a quelle in Nazionale, con cui nessuno ha fatto meglio in sua assenza o in sua sostituzione. Forse, e lo diciamo con il rimpianto di chi avrebbe voluto vedere l’Italia in Qatar, almeno nei due spareggi contro Macedonia e Portogallo la nostra Nazionale avrebbe dovuto solo mettersi al servizio dell’attaccante più bravo nel tentativo di esaltare le sue qualità di uomo d’area, che restano e resteranno uniche e indiscutibili. Anche da giugno in poi, quando l’Italia ripartirà senza il capocannoniere (o, nell’ipotesi peggiore, il vice) del campionato, un caso probabilmente unico in Europa e non solo.


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