Lazio, sergente e capitano: è Milinkovic-mania

Sergej indosserà la fascia fino al rientro di Immobile: Sarri gli chiede di trascinare sempre più la Lazio
Daniele Rindone
4 min

ROMA - Lui. Sergente e capitano, doppio “titolo” per Milinkovic. Il ko di Immobile costringe anche al cambio di fascia al braccio. Sergej è il vice capitano, gli toccherà il titolo di caposquadra finché non rientrerà Immobile. Muscoli e fiato, colpi di suola e d’alta scuola. Perso il fenomeno del gol, la Lazio si affida al gigante Sergej, che di Ciro è uno dei suggeritori principali. Sarri chiederà ai suoi assi di centrocampo un lavoro ancora più minuzioso e prezioso. Dovranno scortare il tridente leggero e proiettarsi al tiro quando sarà possibile. Nel contempo non dovranno creare vuoti in fase di non possesso, il segreto della nuova tenuta difensiva passa anche per i mediani. Milinkovic sente la responsabilità, le difficoltà del momento, sa che molti dei destini della Lazio dipenderanno da lui, ancora di più: «Immobile è il capitano, io sono il vice e sono contento di questo», disse ad inizio stagione. Il ruolo di vice capitano l’ha assunto con coscienziosità e trepidazione. Oggi Milinkovic è una stella multitasking. E’ primo in A per assist (7), è primo per chilometri percorsi (11.811 di media a partita), ha segnato 4 gol (3 in campionato e uno in Europa). Non è una stella che sta a guardare, che si limita al suo compitino. Ed è la stella ideale per affrontare le prossime 7 partite (5 di campionato, 2 d’Europa), indirizzeranno il cammino Champions della Lazio e il futuro in Coppa. Milinkovic è l’uomo ideale per tentare un nuovo blitz a Bergamo. Ha segnato 5 gol all’Atalanta, è l’incubo di Gasperini. Quattro colpi li ha rifilati in campionato, uno nella finale di Coppa Italia del 2019, sono quei prodigi che non si dimenticano. L’Atalanta è una delle squadre che ha bersagliato di più, 5 gol li ha segnati anche all’Inter, quando vede nerazzurro…

Il futuro

Di Milinkovic si continua a parlare con cadenza quasi quotidiana. Di mercato, del suo futuro, del contratto in scadenza nel 2024. Sergej non si fa sentire da tempo, a settembre parlò alla vigilia di Lazio-Feyenoord: «Non ho pensato al mio futuro, per un calciatore è difficile guardare così lontano. Penso giorno per giorno. Ho giocato solamente un anno la Champions League, ma quell’esperienza mi ha insegnato tanto. Tutti vogliamo ottenere la qualificazione alla Champions, penso si possa raggiungere l’obiettivo. Per il Mondiale voglio arrivare pronto a novembre con tante partite giocate. Desidero arrivare nel miglior modo possibile per rappresentare la mia Nazione», aggiunse. La corsa Champions è in pieno svolgimento, il Mondiale è alle porte e Sergej lo vivrà da protagonista con la Serbia. «Non è tempo di parlare di mercato e di cifre, dopo il Mondiale incontrerò Lotito e parlerò anche con gli altri...», è stato l’intervento del manager Kezman, è della scorsa settimana. Milinkovic vive la Lazio come se non dovesse lasciarla mai, è così che riesce a dare tutto se stesso. «Sarri mi ha aiutato molto sotto l’aspetto tattico, un profilo sul quale dovevo migliorare», spiegò a settembre. Mau lo elogia, ma lo invita a perfezionarsi. «Lui ha dati straordinari e altri meno, come i palloni persi. E’ un grande calciatore con margini di crescita», è stata l’ammonizione pre-Fiorentina. Sarri vuole contribuire alla consacrazione finale del Sergente, alla sua evoluzione. Ha 27 anni, 28 li compirà a febbrario. E’ in piena esplosione. Milinkovic non si tiene pronto solo per fare il vice-capitano, anche il vice-Ciro. La soluzione da prima punta è un’opzione in più.


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