Lazio, Sarri è inquieto: il suo futuro è in salita. Cosa può succedere

Le attese e le rincorse di Lotito: il tecnico preferirebbe più chiarezza sul progetto. E il comunicato Champions lo ha ferito
Lazio, Sarri è inquieto: il suo futuro è in salita. Cosa può succedere© ANSA
Fabrizio Patania
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ROMA - Sarri non è preoccupato di sapere se entro il 31 gennaio arriverà Bonazzoli o un altro centravanti al suo posto. Un’alternativa a Immobile gli servirebbe subito, è ovvio, tuttavia lo disturba molto di più l’incertezza in cui è ripiombato negli ultimi mesi dopo un’estate in cui Lotito lo aveva in larga parte accontentato, seguito, ascoltato. E’ il percorso che lo attrae, la programmazione che servirebbe alla Lazio per decollare e dare l’assalto al vertice. Da questo punto di vista non ci siamo ancora, non è quello che si aspettava e di cui aveva dialogato con Lotito l’estate scorsa. O meglio: è costretto ad aspettare. Lunghissime attese e rincorse folli, come è successo a luglio, quando stava iniziando il ritiro di Auronzo e certe trattative non erano ancora state chiuse. Poi, si sa come è andata, non tutto fila liscio, secondo logica.

Il mercato

Aspetti Ilic e vedi arrivare Cancellieri, presentato come centravanti di ruolo e vice Immobile. Chiedi due portieri. Parti da Carnesecchi, Vicario o Provedel e ti fai andare bene Maximiano, preso a 11 milioni e logicamente riserva dell’ex Spezia. Fai un pressing incessante e lungo sei mesi per prendere Casale e dentro infilano Gila, che forse Ancelotti ha messo in campo con il Real Madrid (a titolo acquisito) perché serviva dargli visibilità e far credere che stesse giocando nel massimo campionato spagnolo. Magari a quel livello ci arriverà, ma intanto è costato 6 milioni e se ci mettete gli altri due (Cancellieri e Maximiano) il totale fa 26 per tre giocatori che non hanno allungato la panchina della Lazio o non servivano così tanto. Su Marcos Antonio ha messo la firma, si è fatto convincere da De Zerbi e ha partecipato a un acquisto che (come minimo) ha bisogno di tempo e riduce le possibilità di turnover. Lo stesso ragionamento di Sarri è apparso evidente ieri quando è stato sollecitato sull’adattabilità di Felipe Anderson al ruolo di centravanti. Sì, gli manca poco per arrivare a giocare falso nove come Mertens, ma in realtà alla Lazio farebbe comodo sulla fascia destra. Il caso ha voluto che Pioli lasciasse Theo Hernandez a Milano, eppure non cambia l’analisi. Oggi, per una partita con i campioni d’Italia, Cancellieri e Romero non sono pronti. Ecco perché Mau ha sottolineato di non avere un parco attaccanti sullo stesso livello. Più che il mercato futuro, stava sottintendendo quello passato, in relazione alle aspettative. Lotito, nel suo incedere gattopardesco, dice di voler cambiare tutto e non cambia mai niente. Ogni estate, da diciotto anni, non fissa l’obiettivo, ma chiede di migliorare. E’ paradossale, all’interno del quadro descritto, che la società abbia imposto l’obiettivo Champions a metà stagione. Tentazione, sogno. Non un obbligo. La Lazio, peraltro, ha già 6 punti in più dell’anno scorso.

Sarri e la Lazio, ora serve chiarezza

Sarri c’è rimasto male. E come Lotito ha rinviato qualsiasi bilancio a fine stagione, lo stesso farà l’allenatore. Non ci sono ruoli alla Ferguson in discussione. E’ stato sempre al suo posto, ma alla Lazio neppure lo avevano avvertito che il team manager era stato spedito a Buenos Aires per l’improbabile tournée dicembrina, poi organizzata in Turchia. Ci vogliono un metodo, un’organizzazione di lavoro, una divisione chiara dei ruoli, non il rimpallo all’interno della famiglia Lazio a cui assistiamo da mesi. Una responsabilità precisa di Lotito, l’unico con potere decisionale. A volte tenere tutti insieme non è possibile.


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