Lazio, nessuno come Immobile: Mancini lo rilancerà in nazionale

L’ottavo marcatore di ogni tempo in Serie A è anche l’unico centravanti dell’Italia: Raspadori stirato, Scamacca fermo da metà gennaio, Kean discontinuo
Lazio, nessuno come Immobile: Mancini lo rilancerà in nazionale© LAPRESSE
Fabrizio Patania
5 min

Non è solo l’ottavo marcatore di ogni tempo in Serie A preceduto da Piola, Totti, Nordahl, Meazza, Altafini, Di Natale e Baggio. Ciro Immobile, 33 anni compiuti ieri, è l’unico vero centravanti italiano. Più lo mandano giù, cercando nomi improponibili per l’attacco dell’Italia, più si tira su: 191 gol con la doppietta realizzata a Salerno, 9 nel campionato in corso, il più complicato della carriera dagli infortuni, altrimenti sarebbe in corsa con Osimhen per il titolo di bomber. Ne ha vinti quattro, tre con la Lazio e uno con il Torino. La cinquina, negli anni Cinquanta, era riuscita soltanto a Nordahl. Altro calcio, quasi sgretolato dai numeri e dalla costanza di rendimento del campione d’Europa. 

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Intreccio

Il ct Mancini, come Sarri, non ne può fare a meno. Non lo aveva scaricato a settembre, non ha altre scelte o quasi adesso. Il 23 marzo a Napoli, salvo ulteriori e non augurabili imprevisti, Immobile guiderà l’attacco della Nazionale nel debutto delle qualificazioni europee verso Germania 2024. Quasi un segno del destino nella notte dedicata a Vialli, 620 giorni dopo la finale di Wembley, di nuovo contro l’Inghilterra a cinque mesi di distanza dall’ultimo incrocio di Nations League a San Siro. Ciro si era infortunato il giorno prima a Coverciano durante la rifinitura. Ci teneva come un matto a giocare. Sarebbe andato a Budapest con una gamba sola. Veniva dalla doppietta di Cremona e da un inizio di stagione in cui la Lazio, senza centravanti di riserva, non l’aveva mai risparmiato. Da allora si è fermato altre tre volte. Ne sta uscendo solo adesso e sta ripartendo, più forte di prima, pronto a riprendersi la maglia azzurra, a cui non ha rinunciato dopo l’eliminazione dal Mondiale in Qatar. Trasformare le critiche (eccessive) in applausi è l’ultima sfida di una carriera che vede lunga altri tre o quattro anni, possibilmente sino al 2026 in Usa, Messico e Canada. Se Lewandowski, Giroud e Ronaldo erano a Doha, può farcela Ciro, tanto più all’interno di un panorama azzurro in cui non esiste concorrenza.

Deserto

Manca un mese all’appuntamento del Maradona. Raspadori si è stirato e chissà se riuscirà a recuperare in tempo utile. Scamacca non gioca da metà gennaio, il West Ham lo sta aspettando dopo un infortunio al ginocchio (domenica era in panchina contro il Tottenham), Kean entra ed esce senza continuità dalla Juve, Pinamonti non decolla al Sassuolo, Belotti fatica con la Roma. Gli altri sono immaturi, non ancora pronti. Il calcio italiano non propone numeri 9 dietro a Immobile, destinato a tornare da protagonista nello stadio che non è mai stato suo e in cui, nell’estate 2020, ha eguagliato il primato di Higuain (36 gol in campionato) vincendo la Scarpa d’Oro, primo italiano dai tempi di Totti e Toni, guarda un po’.

Decisivo

Cinque partite saltate nel campionato in corso, due (Udinese e Sassuolo) in cui ha chiesto subito il cambio e altre due in cui ha fatto presenza negli ultimi minuti (Monza e Fiorentina), non gli hanno impedito di essere il primo attaccante italiano, anzi l’unico visibile tra tanti stranieri, nella classifica marcatori. Lo seguono Zaccagni (8 gol) e Orsolini (6), esterni offensivi, più Barella e Frattesi (5), di ruolo centrocampisti. Per trovare un altro centravanti bisogna scendere sino ai 4 gol realizzati da Lorenzo Colombo, under 21 di scuola Milan, in prestito a Lecce. Senza Ciro non si vede la porta. Persino nel variegato mondo laziale non se n’erano accorti. Nell’anno in cui Inzaghi centrò la Champions, Immobile garantì il 45% del fatturato offensivo necessario per centrare il quarto posto (36 gol sui 79 totali). Ora si sprecavano dibattiti e analisi sulla frenata di Sarri, trascurando un banalissimo dettaglio: Ciro non era al top da metà settembre, mai successo un periodo così lungo in sette anni. E’ tornato a segnare sfoderando il repertorio completo del centravanti: acrobazia, furbizia, opportunismo, potenza, freddezza. Tre gol per stendere Cluj e Salernitana, così la Lazio ha ripreso a vincere. Elementare, Watson. 


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