Quando Berlusconi disse: "Lazio salvata per motivi di ordine pubblico"

Con il Cavaliere al governo nel 2005 il club si accordò con il Fisco per rateizzare il debito, ma non ci fu un trattamento di favore: i dettagli
Quando Berlusconi disse: "Lazio salvata per motivi di ordine pubblico"
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ROMA - Dopo i successi ottenuti da imprenditore e da presidente del Milan, Silvio Berlusconi (scomparso a 86 anni) intraprese la sua lunga carriera politica e durante il secondo dei suoi quattro governi avvenne il 'salvataggio' della Lazio. Con Claudio Lotito da pochi mesi presidente, il club riuscì ad ottenere un accordo con l'Agenzia delle Entrate per la rateizzazione di un ingente debito ed evitò così il fallimento.

'Salvataggio' Lazio, cosa disse Berlusconi

Un 'caso' che sollevò diverse polemiche, tanto che Berlusconi intervenne sul tema in una puntata di Porta a Porta: "Un caso particolarissimo - disse il Cavaliere nel salotto tv di Bruno Vespa nel marzo del 2005 -. Il fallimento di una squadra con un numero di sostenitori così enorme avrebbe potuto avere conseguenze di ordine pubblico. Di fronte a questo e di fronte a rischi di perdere quanto il fisco doveva incassare abbiamo fatto questa scelta perché la legge ci ha consentito di fare una rateizzazione". Il processo di rateizzazione del debito della Lazio ebbe però inizio nel maggio del 2004, con una istanza di rateizzazione del debito tributario presentata dall'allora presidente Ugo Longo, predecessore di Lotito. 

La legge a cui si appellò la Lazio

Il club biancoceleste, per tale richiesta, aveva fatto riferimento al decreto-legge n. 138 del 2002 (dunque con Berlusconi al governo ma tre anni prima della ratifica dell'accordo), convertito dalla legge 178/02, che prevede la possibilità per l'Agenzia delle Entrate di addivenire ad una transazione, anche attraverso la rateizzazione del pagamento con il contribuente insolvente. Gli organi coinvolti valutarono che la transazione avrebbe consentito di recuperare risorse (imposte arretrate più interessi e sanzioni) che in caso di fallimento il Fisco non avrebbe mai potuto ottenere. Dopo l'ok del Consiglio di Stato che dichiarò "ammissibile" la richiesta della Lazio, nella notte tra il 23 ed il 24 marzo 2005 fu stilato un protocollo d'intesa con un accordo di massima tra il club e l'Agenzia delle Entrate.

L'accordo tra Lazio e Agenzia delle Entrate

Con quell'accordo (poi divenuto effettivo in seguito agli ultimi passaggi burocratici) si è obbligata al pagamento dell'intero debito fiscale maturato al 31 agosto 2004 (143,24 milioni totali, interessi inclusi) in 23 rate annuali (con interessi a tasso legale), ponendo a garanzia l'ipoteca su Formello e crediti rivenienti dagli incassi da biglietteria, mentre dovette provvedere al pagamento immediato delle imposte escluse dalla transazione (8 milioni circa) in quanto non riferibili allo Stato (addizionali regionali e comunali). Nessun trattamento di favore dunque dal governo Berlusconi per la Lazio, che dopo la scomparsa del Cavaliere ha espresso il proprio cordoglio attraverso i suoi profili social.


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