Rabbia Immobile, niente Nazionale: cosa gli ha detto Spalletti al telefono

Non è stato sufficiente il suo gol al Feyenoord. Il nuovo ct non convoca il capitano della Lazio per le gare con Ucraina e Macedonia
Rabbia Immobile, niente Nazionale: cosa gli ha detto Spalletti al telefono© EPA
Fabrizio Patania
4 min

ROMA - Una telefonata, a volte, non allunga la vita in azzurro. La doccia gelata a Formello dopo l’allenamento, quando Ciro ha visto lampeggiare sul cellulare il nome di Luciano Spalletti. Non erano buone notizie. Il ct, un paio d’ore prima che da Coverciano venisse diramata la lista dei 29 convocati per Macedonia e Ucraina, lo ha chiamato. Un gesto dovuto per comunicare e spiegare le proprie scelte direttamente al centravanti della Lazio che lui stesso aveva investito del ruolo di capitano all’inizio di settembre. Non lo vede in forma, viene da un periodo delicato, anche Sarri lo ha utilizzato poco e l’Italia, in questo momento, non si può permettere il minimo rischio, dovendo ancora garantirsi l’ingresso a Germania 2024. Può suonare come una bocciatura, ma è una scelta tecnica figlia del momento. Spalletti ritiene che Scamacca, Raspadori e Kean ora siano superiori a Ciro, più in forma e affidabili per le prossime due partite. Ci può stare, ma si può anche nutrire qualche dubbio.

Immobile, tutte le perplessità

Il gol in Champions, il duecentesimo in carriera con la Lazio, non è stato sufficiente per convincere il ct che il peggio fosse passato. Sino a martedì onestamente sarebbe stato complicato immaginare la convocazione di Immobile, ma dopo averlo visto in azione con gli olandesi all’Olimpico, di nuovo in crescita e scattante per segnare un gol dei suoi, lanciato in profondità da Felipe, i dubbi potevano essere caduti. Peraltro davanti al miglior cannoniere italiano in attività non ci sono Kane, Lewandowski e neppure Haaland per quanto Scamacca, già considerato da Mancini, ha la strada spianata per essere considerato il centravanti del futuro azzurro. Kean, che piace al nuovo ct, e Raspadori, entrato nel cuore di Lucio a Napoli, possono essere impiegati anche sulla corsia sinistra dell’attacco, come è capitato a Bari con Malta, dove l’Italia (nonostante l’avversaria modesta) faticava a entrare in area. Stesso discorso a San Siro con l’Ucraina: Raspadori si esaltò nel fraseggio e nella cucitura con gli esterni, ma sotto porta si divorò tre o quattro palle-gol clamorose. Fosse capitato a Ciro, sarebbe stato fatto a pezzi da certa critica prevenuta nei suoi confronti, ma anche questa è storia nota e testimoniata dalle collezioni d’archivio. Stridono un paio d’aspetti: l’investitura morale di cui era stato onorato con la fascia di capitano, il senso di appartenenza alla maglia azzurra che rappresenta meglio di altri e una banalissima osservazione: una presenza, un gol di testa alla Macedonia il 9 settembre, altrimenti chissà come sarebbe finita. Non aveva giocato benissimo, eppure era riuscito ad assolvere al compito principale di un centravanti: segnare.

Il dispiacere di Immobile per la non convocazione

Ciro non se lo aspettava. Sarebbe stato nel gruppo anche non da titolare, ci teneva a giocare a Roma venerdì. Spalletti, di sicuro, non lo ha cancellato. Guarda il campo, le porte restano aperte. Tornando a segnare e giocare con regolarità alla Lazio, Ciro si riprenderà l’Italia, a patto che gli azzurri strappino la qualificazione all’Europeo 2024: in caso contrario, sarebbe l’addio. Un po’ paradossale. Mancini, per quanto non fosse il suo 9 ideale, non lo ha mai scaricato. Spalletti lo ha escluso dopo avergli consegnato la fascia: mai visto un dietrofront di questo genere pur valendo la logica del campo. Solo Provedel, con Zaccagni indisponibile, resta nella rosa azzurra. Sarri forse è l’unico soddisfatto. Durante la sosta potrà allenarlo e domani conta di sfruttarne la rabbia nel derby. Una domanda per ipotesi resta in sospeso: e se domani Ciro si scatenasse con la Roma, il ct ci ripenserebbe? 


© RIPRODUZIONE RISERVATA