Immobile e i dubbi
Le opinioni, si dice, sono rispettabili. Le cattiverie gratuite meno. Ciro ieri era amareggiato, deluso. Non si dava pace. Lo sa benissimo, se avesse messo dentro di testa quel pallone forse la storia sarebbe cambiata. Neppure si può torturare l’anima. Ha fatto tanto, trascinando la Lazio agli ottavi, era stato incontenibile all’Olimpico il 14 febbraio (ricordate il contropiede da cui è nato il rigore per l’intervento di Upamecano?). E’ bastato lo 0-3 per farlo finire dentro il vortice di attacchi, polemiche e accuse. Un bersaglio Immobile, ma sarebbe il caso di usare l’iniziale minuscola. Così è troppo facile e anche nel tifo dovrebbe esistere la gratitudine. Il fratello Luigi lo ha difeso. «Sempre con te sino alla fine», ha scritto su Instagram. I soliti tormenti e un certo tipo di stanchezza lo indurranno alle riflessioni. A fine stagione, Ciro prenderà le sue decisioni. Da otto anni i tifosi della Lazio godono con i gol di Immobile e noi raccontiamo le sue imprese. Un solo step dovrebbe imporsi: gestirsi meglio, calcolando gli allenamenti. A fine gennaio, saltando Lazio-Napoli per squalifica, aveva lavorato due settimane. Non per caso il miglior Ciro lo abbiamo visto a Cagliari, con il Bayern all’andata e con il Bologna. Poi, giocando ogni tre o quattro giorni, non si è più ripetuto a quei livelli. Una delusione, però, non può cancellare tutto il resto. Risorgerà, come sempre.