Non è più calcio e neppure il bar dello sport, dove forse le analisi di trent’anni fa erano più profonde. E’ un gioco al massacro, inaccettabile e irrispettoso, a cui partecipano persino diversi tifosi della Lazio, deboli di memoria, mica solo gli haters del mondo social o alcuni commentatori. Si consiglia un ripasso dei numeri e non serve tornare troppo indietro nel tempo. Basta la stagione in corso: un gol al Feyenoord (1-0) e due al Celtic (2-0) per superare la fase a gironi, un altro al Bayern (1-0) nella partita di andata per presentarsi all’Allianz Arena sognando l’ingresso ai quarti Champions. Se il popolo della Lazio si era illuso (non esistevano o quasi chances anche dopo il risultato dell’Olimpico) di eliminare i tedeschi, si può sottolineare con assoluta certezza un dato: senza i 4 gol di Ciro, nessuno avrebbe prenotato l’aereo o l’albergo per andare in Baviera. Neppure abbiamo bisogno di ricordare i 200 gol realizzati dal centravanti della Lazio, criticato alle latitudini romane (sinora eravamo abituati da Coverciano in su) per l’errore su cui è girata la partita dell’Allianz. Colpo di testa fuori dallo specchio e un minuto dopo l’ha sbloccata Kane, un cecchino micidiale, di quattro anni più giovane e ora avviato a conquistare la Scarpa d’Oro (Immobile l’ha vinta nel 2020, ma c’era anche chi riteneva che gli ultimi italiani a imporsi fossero stati Totti e Toni: è successo pochi giorni fa). In Nazionale spesso ha stentato, è vero. Certo, l’altra sera ha sbagliato davanti a Neuer, ma il livello europeo non si discute: i numeri non mentono, 13 gol in 23 partite di Champions che poi sarebbero 19 con le maglie di Borussia Dt e Lazio in tre edizioni, al netto delle fugaci apparizioni con Juve e Siviglia. Altri 16 in Europa League (capocannoniere nel 2018): di che parliamo?