Lazio, la carica di Tudor: "Ai miei giocatori chiedo questo..."

Il nuovo tecnico dei biancocelesti ai microfoni della tv ufficiale del club: "Impossibile non accettare questa sfida"

ROMA - Igor Tudor è pronto ad iniziare ufficialmente la sua avventura sulla panchina della Lazio. L'ex tecnico di Verona e Marsigilia, scelto dal club capitolino dopo l'addio di Maurizio Sarri, si è presentato ai microfoni della tv ufficiale della società biancoceleste. "Cosa mi ha spinto a scegliere la Lazio? Non ci sono motivazioni particolari per venire alla Lazio. E' un club prestigioso. Tutti quelli che fanno questo lavoro sognano di allenare un club così: si tratta di un'avventura bella e stimolante. Una squadra prestigiosa, con giocatori forti e una tifoseria speciale. Fare parte di questo club e di questa città, è una cosa che non si può non accettare". Tudor arriva nella capitale con grandi motivazioni: "Alla Lazio si può lavorare bene. Una cosa che era evidente anche dall'esterno è che all'interno di Formello c'è una bella struttura che ti permette di poter lavorare al massimo, con serietà ed organizzazione. La Lazio, guardandola da fuori, ti dava sempre la sensazione di una famiglia, dove l'allenatore è messo nelle condizioni di poter lavorare bene".


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L'obiettivo di Tudor

La Lazio, che lo scorso anno ha chiuso il campionato al secondo posto, si trova attualmente staccata in classifica: al nono posto e a meno undici dal Bologna, che occupa attualmente la quarta piazza. "Dove può arrivare questa squadra? Io credo che possa dare tanto. Bisogna lavorare con intelligenza e con il giusto modo. Arrivare dopo un allenatore che ha un certo tipo di calcio prevede adattamento e un pò di tempo. Toccherà a me fare in fretta e cercare di trasmettere le idee che ho in testa. E penso che faremo tutto molto velocemente". Alla Lazio ritroverà Guendouzi e Casale, che ha allenato a Marsiglia e Verona. "Matteo non l'ho visto, ma è un vincitorie, con una mentalità pazzesca. In squadre di questo livello, ci vogliono giocatori così.  Casale è un ragazzo d'oro che ci sarà sicuramente utile".


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Le idee di Tudor: "Ecco cosa chiedo ai miei giocatori"

Tudor ha lasciato il segno nel nostro campionato nel ruolo di difensore. "Ma nelle giovanili ho giocato anche centrocampista e con Lippi sono stato utilizzato anche da terzino. Battute a parte: è vero che sono stato un difensore, ma da tecnico mi piace molto lavorare sulla fase offensiva. Quando si parla della difesa, che in Italia è molto importante, bisogna ragionare di squadra: la fase difensiva la fa tutta la squadra, non solo i difensori. Vorrei vedere una squadra in grado di fare tutte e due le fasi: con spirito e voglia di sacrifricio, che non devono mancare mai". Il nuovo tecnico dei biancocelesti, non si pone limiti: "Io non rinuncio a niente, voglio vedere tutto: la fase difensiva, la fase offensiva, le transizioni di gioco, qualità, possesso palla e corsa nello spazio. Il calcio moderno va in quella direzione. Vorrei provare ad attaccare con tanti giocatori, a fare gol e non essere noiosi. Io ci proverò:  sono uno che non si accontenta mai e che vuole sempre migliorarsi". 


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ROMA - Igor Tudor è pronto ad iniziare ufficialmente la sua avventura sulla panchina della Lazio. L'ex tecnico di Verona e Marsigilia, scelto dal club capitolino dopo l'addio di Maurizio Sarri, si è presentato ai microfoni della tv ufficiale della società biancoceleste. "Cosa mi ha spinto a scegliere la Lazio? Non ci sono motivazioni particolari per venire alla Lazio. E' un club prestigioso. Tutti quelli che fanno questo lavoro sognano di allenare un club così: si tratta di un'avventura bella e stimolante. Una squadra prestigiosa, con giocatori forti e una tifoseria speciale. Fare parte di questo club e di questa città, è una cosa che non si può non accettare". Tudor arriva nella capitale con grandi motivazioni: "Alla Lazio si può lavorare bene. Una cosa che era evidente anche dall'esterno è che all'interno di Formello c'è una bella struttura che ti permette di poter lavorare al massimo, con serietà ed organizzazione. La Lazio, guardandola da fuori, ti dava sempre la sensazione di una famiglia, dove l'allenatore è messo nelle condizioni di poter lavorare bene".


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