Lazio, le mosse di Tudor e il calendario

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Lazio, le mosse di Tudor e il calendario© Getty Images
Alberto Polverosi
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La solita immensa fatica per fare un gol, ma alla fine il premio meritato è arrivato. Una fatica esagerata per una squadra che sentiva il profumo di una Champions clamorosa. Potrebbe bastare il sesto posto, dopo il chiarimento della Uefa la Lazio era di nuovo in corsa, ma per arrivare in fondo con successo, per crederci davvero, doveva vincere, non c’erano altri risultati, altre possibilità. Per riuscirci ha dovuto creare una mezza dozzina di occasioni da gol. Una traversa di Felipe Anderson, sull’1-0 anche un palo di Pedro, qualche intervento da fenomeno di Montipò. Prima della fine deve risolvere questo problema che si porta dietro dall’inizio della stagione, non può segnare così poco creando così tanto. La proporzione è sballata. Delle prime sette solo l’Atalanta ha segnato meno (un gol di differenza, ma ha due partite in meno). Ieri hanno sbagliato tutti, Luis Alberto, Felipe Anderson, Kamada, Pedro, Castellanos. Hanno sbagliato troppo.

Alla fine però Tudor ha trovato la soluzione in panchina: Zaccagni. È stato vispo a risistemare la squadra a metà ripresa. La vedeva in partita, certo, ma non cattiva quanto serviva nell’area veronese. Il ribaltone di Tudor ha dato alla Lazio lo sprint necessario per segnare: fuori Casale (ammonito) e Isaksen (anonimo), dentro Zaccagni e Pedro, così Marusic è arretrato nei tre della difesa, Felipe Anderson si è spostato sulla fascia a destra, Pedro sulla linea di Luis Alberto e Zaccagni a sinistra. La spinta è arrivata e la Lazio è passata, meritandolo in pieno dopo le occasioni da gol create e sprecate.

Il calendario è dalla sua parte. Monza, Empoli, Inter e chiusura col Sassuolo. Ha l’energia per lanciarsi in una forsennata rincorsa almeno al sesto posto e anche il quinto può diventare un obiettivo. Ha pure un bel vantaggio su Atalanta, Roma ed eventualmente Fiorentina, tutte impegnate nelle coppe e con due (speriamo anche tre) partite in più extra campionato. La Serie A si chiude il 26 maggio, il recupero di Atalanta-Fiorentina potrebbe finire al 2 giugno, da oggi a quel giorno Tudor giocherà quattro partite, Gasperini più del doppio, nove o forse dieci. C’è una bella differenza. Ieri la Lazio ha sorpassato l’Atalanta (che ha due gare in meno, con l’Empoli oggi e poi con la Fiorentina), è salita a -3 dalla Roma e ha spinto indietro il Napoli e la Fiorentina. Con dodici punti a disposizione, il suo sprint è lanciato.

Il senso della squadra c’è. È stata costruita seguendo criteri diversi da quelli di Tudor, ha una natura differente, però i tentativi del giovane allenatore hanno avuto effetti positivi. Ieri ha inventato una coppia di centrocampisti più dinamici e d’inserimento che tattici come Guendouzi-Kamada, rinunciando a un regista di ruolo pur avendone due in panchina, voleva più sprint, più ritmo, più intensità e ha ottenuto tutto questo soprattutto nel secondo tempo, quando si poteva pensare a un calo dopo la fatica con la Juve in Coppa Italia. E quando a metà ripresa l’ha risistemata da cima a fondo, la Lazio ha dato subito la risposta giusta, segno che è sulla stessa linea di pensiero dell’allenatore. Questa è la quarta vittoria di fila in partite ufficiali, compreso il 2-1 di Coppa Italia sulla Juventus. La Lazio c’è.


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