ROMA - Il filone è quello di Tonali, ma la linea è quella di Zaniolo: «Non ho mai scommesso sulle partite di calcio», ha detto Alessandro Florenzi nel corso dell’interrogatorio condotto ieri pomeriggio - organizzato in tutta fretta, tanto che a mezzogiorno i pm sostenevano come non ci fosse alcuna audizione in programma - dai magistrati titolari dell’inchiesta sulle piattaforme illegali. Tra i “giochi proibiti” del milanista ci sarebbe infatti la roulette: rosso e nero, nero e rosso, cromaticamente sembra quasi uno scherzo del destino, ma così è nato il vizio.
Come nasce l’indagine su Florenzi
È bene ricordare che il calcio non è il focus principale di questa vicenda, talmente radicata nei giri d’affari clandestini da avere connessioni profonde con gli ambienti della criminalità organizzata. Il nome dell’esterno campione d’Europa sarebbe saltato fuori dal materiale trovato nei device sequestrati a Sandro Tonali: chiamate, messaggi, chat e applicazioni avrebbero collegato i due ex compagni di squadra, legati da un profondo rapporto di amicizia. La società ha subito manifestato stupore, facendo sapere come il coinvolgimento del suo terzino in questa vicenda sia stato appreso solamente dagli organi d’informazione. Nessun dirigente né altro tesserato del club è stato ascoltato dagli inquirenti, anche se nelle scorse settimane la Procura di Torino avrebbe avuto fitti colloqui con alcuni protagonisti del calcio, limando ancor di più i contorni di un caso che rischia di deflagrare nelle prossime ore.
Florenzi davanti ai pm di Torino
Florenzi, come detto, ieri s’è presentato in procura. Il tempo di organizzare il trasferimento da Milano a Torino, e alle 15.30 ha fatto capolino al Palazzo di Giustizia insieme ai suoi avvocati Tognozzi e Conte, gli stessi che difendono Zaniolo. Le domande del pubblico ministero Manuela Pedrotta si sono concentrate sulle origini delle scommesse: chi lo ha introdotto nei circuiti illegali? Con quali soggetti teneva i rapporti? «Alessandro ha chiarito la propria posizione, ribadendo la assoluta estraneità a qualsiasi tipo di scommessa sul calcio - hanno spiegato i due legali - né del resto è emerso alcun indizio o contestazione in tal senso». Durante l’ora e mezza di audizione (Tonali fu ascoltato per 3 ore e mezza...) all’ex Roma non sarebbero infatti state contestate quel genere di violazioni, che a dir la verità hanno un peso solo per la giustizia sportiva (art. 24 del codice). Il ragazzo «ha altresì riconosciuto di aver giocato su piattaforme illegali e ha fornito tutti i chiarimenti richiesti al pm per definire la propria posizione al più presto». Il reato contestato sarebbe l’esercizio abusivo di attività di gioco o di scommesse, sulla base dell’art 4 della legge 401 del 1989, con una pena convertibile in una multa. Se la versione di Florenzi fosse confermata, la sua carriera non avrebbe ripercussioni: Zaniolo, che si trova al momento in una situazione analoga da indagato, è tornato a Coverciano un mese dopo essersene andato con un avviso di garanzia in tasca. Viceversa, se Florenzi avesse scommesso sul calcio (la procura Figc non ha aperto alcun fascicolo), rischierebbe una pena di 7 mesi (come Fagioli) o 10 (come Tonali, che ha scommesso anche sulle squadre per le quali giocava) patteggiando e collaborando, quindi meno dei tre anni previsti come sanzione minima. «Non mi sembra ci siano le condizioni che possono destare preoccupazione - ha detto ieri il presidente federale, Gabriele Gravina - non abbiamo notizie specifiche circa la parte sportiva quindi non siamo stati informati di posizioni negative. Se ne verremo a conoscenza adotteremo come sempre fatto la doppia scelta di punire severamente ma di accompagnare anche con un processo di recupero».