Milan, bisogna far meglio in Europa e in Italia

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Milan, bisogna far meglio in Europa e in Italia© ANSA
Franco Ordine
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Prima di cominciare Giorgio Furlani, ceo del Milan, reduce dal viaggio a Londra in compagnia di Cardinale e Ibra detta il rimpianto unico della proprietà: «Stiamo recuperando tutti gli infortunati, con la rosa al completo siamo competitivi in Europa e in Italia». In effetti i recuperi di Thiaw, Tomori e il prossimo di Kalulu sembrano testimoniare la fine dei tormenti patiti durante il primo semestre della stagione con quella serie industriale di ko muscolari che di fatto hanno impedito i ricambi e reso la difesa rossonera di carta velina. Sembrano superati, appunto. Perché non è soltanto una questione di disponibilità completa di tutte le risorse a disposizione ma della doppia vita tradita da questo Milan di Stefano Pioli al suo quinto anno sulla panchina, non una caratteristica rintracciabile nelle precedenti edizioni bisogna aggiungere. Il famoso slogan (“cerchiamo un gol in più”) nasconde purtroppo una evidente fragilità difensiva e in particolare qualche affanno, come quello mostrato nella prima mezz’ora ieri sera in Europa League, al cospetto di un rivale che ha di sicuro minore cifra tecnica ma una vitalità insospettata, oppure come testimonia la successiva stoccata di Schranz in superiorità numerica, certifica una pericolosa aggravante.

La doppia vita del Milan

Si può fare filosofia sull’abilità di Leao nel trovare Giroud oppure l’ennesimo spunto da attaccante puro di Loftus Cheek ma se il Milan continua a imbarcare acqua anche in condizioni di evidente vantaggio, non solo numerico, non può certo fare molta strada. Né dalle parti di casa nostra e ancor meno in Europa come dimostra, nell’occasione, il destino capitato al Brighton di De Zerbi castigato in modo esemplare dalla Roma di De Rossi. E nell’occasione, se nel primo tempo qualche errore di Gabbia giustificato dalla probabile stanchezza può essere una chiave di lettura, la presenza nella seconda frazione di forze fresche (Calabria e Tomori subito a dare il cambio a Florenzi e Gabbia) non depongono certo a favore del giudizio complessivo sulle modalità difensive applicate dal Milan. Con una particolare segnalazione: sia nel primo gol dello Slavia che nel secondo, si coglie una impreparazione di fondo da calcio piazzato, punizione o angolo, che si può e si deve curare attraverso l’applicazione, l’attenzione e la tensione, tre qualità di cui evidentemente quest’ultimo Milan non è affatto dotato. E così anche il più semplice degli snodi può complicare la vita in vista del viaggio a Praga della prossima settimana. I fischi dei 60 mila di San Siro sono la cornice a una serata illuminata dal lampo accecante di Leao - pur corretto da Pulisic - per il 4 a 2 conclusivo. Ecco la doppia vita del Milan.


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