
Alzi la mano chi ha previsto, sia pure in misura ridotta, quel che il Milan di Ibra e Sergio Conceiçao - perché loro due sono stati i registi della rifondazione rossonera - hanno realizzato durante gli ultimi giorni del calcio-mercato invernale. Non l’ha pronosticato nessuno e fin qui c’è da scandalizzarsi. C’era anzi uno scetticismo diffuso (“non faranno granchè, i fondi tengono d’occhio il bilancio, figuriamoci se pagano 35-40 milioni per il centravanti”) - e ora dinanzi alla smentita pubblica e solenne delle critiche rivolte al fondo proprietario, c’è anche chi fa finta di niente secondo antico costume italiano! Bisogna ammetterlo: il Milan e RedBird ci hanno preso in contropiede! La controrivoluzione realizzata si presta a due piani separati di giudizio. Il primo è quello squisitamente calcistico. Per inserire i 5 nuovi esponenti, con le loro rispettive caratteristiche, nel corpaccione della squadra servono tempo, allenamenti ed esercitazioni ripetute. È l’unica ricchezza di cui Conceiçao non può disporre perché il fitto calendario di febbraio lo chiamerà a giocare, tra coppa Italia, campionato, recupero col Bologna e play-off di Champions, ogni tre giorni. Ancora più complicata, sul punto, appare la transizione dal sistema di gioco made in Pioli ed ereditato da Fonseca, a quello gradito a SC, cioè il 4-4-2 che prevederebbe due ali come Pulisic e Leao chiamati a qualche generoso recupero, lasciando Joao Felix al fianco di Gimenez in attacco.
Nel passato l’ardita operazione tattica riuscì al Milan di Fabio Capello, collezionista di scudetti e finali Champions: dietro Van Basten e Papin schierò Savicevic a destra e Boban a sinistra. Ma quel capolavoro fu preparato in estate e reso compatibile dalla presenza della super difesa di Baresi & c. più Desailly e Albertini a fare da scudo protettivo. Ecco perché qui l’interrogativo è legittimo: riusciranno i nostri eroi a colmare le lacune emerse ripetutamente, con i continui sali e scendi di rendimento? Diverso è invece il giudizio complessivo sul mercato invernale del Milan. Ibra e Moncada hanno di fatto riconosciuto gli errori commessi in estate, a cominciare dalla scelta di Emerson Royal per finire al ridottissimo contributo di Morata in materia di gol senza dimenticare la fiducia assegnata a Fonseca arruolato con un contratto a tempo e senza condividere la costruzione della rosa. Non solo. Durante gli ultimi giorni, quando sono emerse le prime crepe nello spogliatoio (litigio con Calabria, dissapori con Bennacer, incompatibilità con Morata) il club ha usato il bisturi per far capire al resto della compagnia che il primato è della società schierata al fianco di Conceiçao. O con lui o fuori dai cancelli di Milanello. Adesso tutti questi sforzi, finanziari e tecnici, dovranno superare l’esame decisivo che è quello dei risultati. Perché a questo punto della stagione ogni insuccesso avrà una ricaduta ancora più pesante e ogni mancato miglioramento, nella fattura del gioco, sarà classificato come un fallimento dell’operazione.