Milan-Sassuolo a panchine invertite

Milan-Sassuolo a panchine invertite

Leggi il commento al momento dei rossoneri dopo il pareggio con gli uomini di Grosso
Franco Ordine
4 min

Per capire l’eccezionalità dei 32 punti collezionati dal Milan in 15 partite (più di 2 punti a partita, media da Champions), è indispensabile dare prima un’occhiata alla tribuna d’onore di San Siro e prendere nota dello schieramento al fianco del ritrovato Franco Baresi. Leao, Gimenez e Fofana sono un discreto terzetto qualora fossero stati in grado di partecipare alla sfida col Sassuolo. Sorvoliamo sulla presenza di Francesco Camarda, scortato dalla mamma, di ritorno da Lecce: sarebbe servito anche lui nell’occasione. Dopo la tribuna, è più istruttivo inquadrare la panchina del Milan occupata nell’occasione da due portieri, Estupinan, Ricci, De Winter, Athekame, Odogu e Jashari che è a corto di condizione fisica. Nessun attaccante, per intendersi, disponibile utile a dare il cambio a Pulisic che ha pagato ieri l’attacco influenzale: ha perso peso in questi giorni e anche brillantezza che però non gli ha impedito di firmare il gol del possibile 3 a 1 cancellato per una presunta spinta di Loftus-Cheek. Forse Allegri ha guardato, con un pizzico di sana invidia, la panchina del Sassuolo in grado, a un certo punto, di sostituire tutto il trio offensivo con un terzetto di attaccanti di scorta, uno dei quali, Laurienté decisivo sia nel firmare il 2 a 2 che nello sfiorare il 2 a 3 con la stoccata respinta dal palo. La resa dell’attacco rossonero è ancora una volta al di sotto delle necessità e delle ambizioni dichiarate (entrare in Champions nella prossima edizione).

È vero: Nkunku può esibire il cioccolatino scartato per il raddoppio di Bartesaghi e quell’artiglio nel finale su cui Muric può esprimere la sua prepotente fisicità ma è ancora troppo poco per meritare la guida dell’attacco del Milan e per riscaldare il posto a Gimenez che verrà pronto chissà quando e chissà come soprattutto. Su quest’ultimo argomento il ds Tare, prima di cominciare, è didascalico. Sentitelo: «Aspettiamo Santiago per vedere di cosa è capace!». Finora tabula rasa. Ma soprattutto se continuasse a frequentare più la tribuna che il prato di San Siro risulterebbe molto improbabile dimostrare qualcosa di interessante da qui all’apertura del mercato di gennaio. Tare è un convinto estimatore di Nkunku e il curriculum del francese lo spiega: carta canta si dice in questi casi. Ma ora, curriculum a parte, è venuto il momento di dimostrare con qualche gol di meritare la fiducia e soprattutto l’investimento effettuato in estate. Allegri, nelle curve a gomito della stagione, sta esaltando l’arte di arrangiarsi. A Torino con Rabiot, un centrocampista, e ieri con Bartesaghi, un “quinto”, è riuscito nell’impresa di portare a casa i gol indispensabili ma non si può prendere che continui all’infinito. I rinforzi, specie dopo l’infortunio toccato a Gabbia, non sono un capriccio ma una necessità.

 

 

 


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