Palladino: “Al mio Monza servono umiltà, fame e mentalità”

Il tecnico è pronto a iniziare la sua seconda stagione con i brianzoli: “Il gruppo è solido e il club ha mantenuto la progettualità”
Palladino: “Al mio Monza servono umiltà, fame e mentalità”© ANSA
Adriano Ancona
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Se ci fosse un manuale dell’allenatore perfetto, Raffaele Palladino troverebbe molte tracce delle proprie metodologie. Si può studiare calcio e al tempo stesso essere da esempio per gli altri, lui ne è il paradigma per quel che ha fatto col Monza. L’aria pulita della montagna serve anche a raccontare le impressioni di mezza estate: certi giudizi autorevoli valgono oro. Quando le vacanze hanno lasciato posto all’aggiornamento professionale, per esempio, l’eco dello straordinario lavoro di Palladino risuonava parecchio a Coverciano. «Maurizio Sarri mi ha fatto i complimenti davanti a tutta la classe, per il modo di proporre calcio che ha il Monza: questo, nelle parole di un maestro, mi gratifica molto. La sua lezione ci ha impressionato». Dopo l’investitura di Bielsa, ora anche quella del tecnico laziale. Gli applausi a scena aperta, invece, sono quelli che il campionato ha rivolto a Palladino. Poche settimane per prendersi cura del Monza e salvarlo, lo scorso autunno, il resto per dimostrare che tutto ciò non è stato un inno alla casualità. Pedinando le big a ridosso dell’Europa. C’è da scommettere che Palladino tra non molto, a Coverciano, non sarà in platea ma dall’altra parte. Per esportare certi concetti da allenatore coi controfiocchi, lui che ha già bruciato le tappe. A Monza la formula Palladino ha creato dipendenza. Si sono accorti subito che averlo è un privilegio: in ogni angolo della sua gestione troviamo ambizioni, come natura comanda. L’effetto-sorpresa vuole un degno seguito. Palladino si fa stuzzicare dall’idea di un’altra sfida dentro la sua oasi di benessere che è il Monza. Istruzioni per l’uso: «Il calcio non ha memoria», ama ripetere l’allenatore più giovane del campionato, alludendo a ciò che è stato appena fatto.

I punti fermi quali sono?
«Ne ho dati tre, e il gruppo li ha recepiti bene: bisognerà aumentare la fame, l’umiltà e mantenere la stessa mentalità. Quello che non farò mai, è il paragone con lo scorso anno. C'è stato qualcosa di indelebile, ma da squadra rivelazione a mancanza di umiltà a volte il passo è breve».

Un percorso da attrazione fatale, quella che alcuni club hanno avuto verso Palladino: esageriamo dicendo che la S e rie A si è messa in fila?
«Ci sono stati interessamenti, mi hanno fatto piacere. Per me vale la stretta di mano che avevo già dato a Berlusconi e Galliani: non potevo tradire la loro riconoscenza, hanno avuto il coraggio di farmi esordire da allenatore e ho voluto ripagarli».

Palladino cos’ha di speciale come allenatore?
«Sento di aver messo in pratica la capacità di cambiare, facendo qualcosa di diverso. Pensiamo a dove potrà arrivare il calcio, che è in continua evoluzione: per dire, nel gioco posizionato si può rimanere bloccati. Quindi mi piace studiare ogni giorno delle cose nuove. Poi spero che si sia rotta la barriera di diffidenza verso i giovani».

Se le cose si mettessero di nuovo bene, Palladino è pronto a sentir parlare ancora di un Monza da Europa?
«Non mi ha dato fastidio il fatto che si volesse alzare l’asticella, a un certo punto: sapevo che probabilmente sarebbe successo. Però oltre alla poca memoria, al calcio spesso manca equilibrio. Facendo il passo più lungo della gamba, si rischia di cadere. Ma al Monza ho un gruppo solidissimo».

Lo vorrebbe proprio così Berlusconi, il suo Monza.
«Ci mancano le telefonate del presidente, e un rapporto sia umano che calcistico. Sono fortunato a trovarmi in un ambiente come quello del Monza, dove ho incontrato una persona come Galliani: condividiamo tutto, sentendoci anche sette volte al giorno. Questo club mantiene progettualità».

Fuori Rovella e forse Carlos Augusto, mentre c’è un Gagliardini in più: il mercato come procede?
«Dobbiamo puntellare ancora qualcosa, ma c’è una buona ossatura aggiunta all’alchimia che si è creata nel Monza. Non mi preoccupano i cambiamenti. Non condivido il mercato aperto mentre si gioca: anche ai giocatori disturba. Mi auguro che Carlos Augusto rimanga, però capisco le dinamiche del mercato. Se il suo bene è un andare in un grande club, credo sia giusto che vada».


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