Cannavaro esclusivo: "Non date le spalle a Napoli e Juve"

Il capitano della Nazionale campione del Mondo nel 2006 dice la sua sulla lotta scudetto: "É una corsa imprevedibile e se la giocano in quattro"
Fabio Cannavaro, Liverpool-Juve (stagione 2004/2005)© ANSA
Antonio Giordano
5 min

NAPOLI - Prima che arrivassero il Pallone d’oro, il Mondiale, le Coppe e i trofei, c’è stato un 7 marzo del 1993: e in un pomeriggio freddo ed emotivamente tempestoso, in una Juventus-Napoli (poteva mai esserci un’altra partita per il battesimo?), Fabio Cannavaro non vide nulla di tutto questo, né gli onori né la gloria: "Ero un ragazzo di diciannove anni che sognava". Quando nacque questo fenomeno paranormale, un fermo-immagine della memoria che va a illanguidirsi, non era possibile leggere nel futuro, né sospettare cosa sarebbe diventato quello scugnizzo dalla faccia d’angelo, il simbolo d’una epoca che gli è appartenuta dal Napoli al Parma, dall’Inter alla Juventus, dal Real e poi sino alle panchine dell’AlAhli e del Guangzghou, dell’Al Nassr, del Tianjin, della Nazionale Cinese: l’eroe d’un Mondo che sta dentro ad un urlo: "Caaannaaavaaaro".

Cannavaro: "Osservo, mi aggiorno e memorizzo i dati dei calciatori"

Ricorda tutto, Fabio, di quel debutto?

"Nel dettaglio. La riunione tecnica, Bianchi che mi dice: giochi te, Fabio. L’analisi della partita, il dubbio su chi dovesse andare su Baggio e chi su Di Canio, che poi sarebbe toccato a me. I pensieri. Le vibrazioni".

È stata una gran bella vita, quella di Fabio Cannavaro. E ora ne sta (ri)cominciando una nuova.

"Sono al computer a studiare. Guardo le partite, tutte. Osservo, mi aggiorno, memorizzo dati dei calciatori. Non ho fretta di scegliere, aspetto: ho avuto la possibilità di parlare con la Federazione polacca, ma avrei avuto poco tempo per preparare uno spareggio per il Mondiale che, purtroppo, non si giocherà perché intanto c’è di mezzo una guerra. Ho avuto il piacere e l’onore di parlare con Everton, Watford e Corinthians. Mi guardo intorno e vedremo: non voglio sbagliare la scelta, per portarmi appresso il bagaglio d’esperienza di sei anni da allenatore".

Tra l’altro, che si sappia in giro, lei è anche “in regime” di detassazione grazie al decreto crescita...

"Vuol mettere... Costo meno di quello che si possa sospettare".

Su Pioli: "Ha lanciato un messaggio"

Saremo seri, d’ora in poi: Pioli ha indirizzato il campionato?

"Ha lanciato un messaggio, questo sì, ma per vincerlo c’è ancora un gran lavoro da fare. Io continuo a pensare che, vista l’evoluzione della Juventus, sarebbe un errore madornale considerare Allegri irrimediabilmente escluso dalla lotta; e il Napoli, che ha perso l’altro giorno, rimane in corsa. È una sfida a quattro".

Cosa l’ha colpita del Milan?

"La naturalezza con cui si cuce addosso un abito adatto alle caratteristiche altrui. Ti gioca nella maniera più idonea per soffocarti e quando ti attacca, lo fa con l’eleganza e l’atletismo di Theo Hernandez e di Leão. Al Napoli ha rubato la possibilità del palleggio".

L’Inter ha una classifica falsata, per ora.

"E un’ampiezza alla quale attingere. Però le partite vanno vinte, Inzaghi lo sa bene e non è tipo da cullarsi sulle prospettive o sui pronostici. Ragioniamo alla luce di quello che esiste: per ora, Milan davanti e le altre più o meno staccate".

Cannavaro: "Ci sono tante variabili"

Pare che per Cannavaro le gerarchie esistano ma sino a un certo punto.

"Il giochino delle percentuali non mi diverte e le variabili sono tante. La Juventus aspetta l’Inter in casa, per dirne una. Il Milan, chi l’avrebbe detto?, ha pareggiato con la Salernitana e l’Udinese e poi è andato a vincere a Napoli, contro un’avversaria che sette giorni prima era stata capace di prendersi tre punti a Roma, con la Lazio, in un finale da uomini forti. In casi del genere, che sembrano quasi estremi, sarebbe eccessivo andare a cercare una favorita, ammesso che si possa: lo scudetto è un affare per quattro" [...]

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