Lassù, adesso, c'è una squadra sola ed è il travolgente Napoli di Luciano Spalletti che è passato anche a Cremona, nonostante l'orgogliosa prova dei grigiorossi, crollati però nel finale. La sensazione, oggi come oggi, è palpabile: soltanto il Napoli può fermare questo Napoli, il cui ruolino di marcia è impressionante: fra campionato e Champions League i partenopei hanno disputato 13 partite vincendo le ultime otto di fila, conseguendo 11 successi e pareggiandone 2, con 35 gol all'attivo e soltanto 9 al passivo. E tutto questo, senza Osimhen.
Spalletti è un mago del turnover: a Cremona, ancora una volta i cambi sono risultati decisivi, mentre Kvaratskhelia continua a meravigliare per il modo in cui gioca, segna e detta assist con energie che sembrano inesauribili. Il campionato detta una gerarchia che esalta il primato napoletano, ma continua a tenere sulla ribalta l'Atalanta, solitaria seconda dopo lo spettacolare pareggio contro l'Udinese che si era lasciata alle spalle sei vittorie consecutive e ha rimontato due gol ai bergamaschi. A parziale attenuante di questi ultimi, l'emergenza difensiva che ha visto Gasperini schierare una retroguardia giovanissima ( Scalvini, Okoli e Demiral fanno 63 anni in tre).
L'Udinese è terza, ex aequo con il MIlan che ha schiantato la Juve, precipitata a 10 punti dal Napoli e preda di una crisi di gioco e di identità sempre più preoccupante. Dopo la sosta, Allegri aveva affermato: "Il nostro vero campionato comincia con il Bologna". Sarà. Fra Italia ed Europa ha ancora 9 panchine per salvare la sua panchina entro il 13 novembre. Con Sarri, nella stagione dell'ultimo scudetto, i bianconeri avevano 10 punti in più dopo le prime 9 giornate. Si capisce perché oggi i tifosi siano senza parole. E non solo i tifosi, vero Elkann?