Spalletti stratega, al cambio ci guadagna

Variazioni tattiche in corsa con il passaggio al 4-2-3-1 e una gestione meticolosa delle cinque sostituzioni. La media attuale del suo Napoli non lascia dubbi: sarà superata quota 100 reti
Spalletti stratega, al cambio ci guadagna© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
5 min

NAPOLI - Un’occhiata alle proprie spalle, uno sguardo alla panchina, una riflessione sulla partita e via: visto che non c’è tempo da perdere, e che il nuovo calcio consente di intervenire largheggiando, Luciano Spalletti prende i cinque cambi e li spalma nel Napoli. È un modo per cambiare, per rinfrescarsi, per attingere da quel patrimonio tecnico che sta seduto al suo fianco, per mettersi anche alla prova. Cremona è la rappresentazione scenica d’un mutamento tattico, in piccolo una rivoluzione bella e buona che ribalta l’umore e sistema la giornata e pure la classifica: quando entra Simeone ed esce Ndombele, via il tridente e spazio al 4-2-3-1. Ma adesso è necessario, anzi indispensabile, non soffocare né le proprie idee e né l’istinto, e in 16' minuti Spalletti l’ha (ri)fatto ancora, ci ha messo mani, ha rispolverato il 4-3-3, dentro Lozano (largo a destra) e Zielinski (terzo di centrocampo), per sostenere Kvara e Simeone, per darsi alla pazza gioia. 

Le scosse

A San Siro, contro il Milan, ci pensò Simeone, torsione di testa, su traversone di Mario Rui; a Cremona, di nuovo cross del portoghese, stavolta con l’aiutino di Radu, ed il Cholito che stacca e festeggia. Ma intervenire vuol dire scegliere, dunque decidere, e con lo Spezia, 10 settembre, Spalletti aveva optato per una strategia diversa, nella giornata più buia di Raspadori: invece di sostituirlo, rischiando di bruciarlo almeno un po’, lo tenne in campo, sino alla fine. E in prossimità del triplice fischio, la zampata di Jack diede ordine alla pratica per l’1-0 di circostanza. 

Che numeri

Come se fosse un album di figurine, il «ce l’ho» del Napoli è riservato a quattordici protagonisti di questo bimestre a suon di gol: in una squadra che sa osare, che vuole farlo, segnano praticamente (quasi) tutti, esterni che attaccano o che difendono, centrocampisti travestiti da incursori e centravanti o ali che sanno come andare dentro, fino alla felicità. Quattordici bomber, inclusi Olivera e Lozano che al festival si sono aggregati proprio a Cremona, anche loro - come Simeone - entrando dalla panchina, ognuno facendolo a modo suo, il messicano in contropiede e l’uruguayano con la difesa avversaria schierata. C’è un organico ampio, in avanti più che altrove, ma c’è soprattutto un’educazione tattica che Spalletti ha impartito nel tempo, in questi quindici mesi in cui sta a Napoli: nella passata stagione, i settantaquattro gol valsero il terzo posto tra gli attacchi del campionato, alle spalle di Inter e Lazio; stavolta, ad un quarto del cammino, già ventidue reti, che tracciano un preventivo da mille e una notte in prospettiva.

E adesso soltanto il Napoli può fermare il Napoli (e la Juve è già a -10)

Proiezioni

Trentacinque gol nelle dodici partite giocate alimentano ulteriormente la credibilità di una squadra senza limiti e pure senza paura, ma ribadiscono anche una tendenza nata nel 2013, con Rafa Benitez, il primo a portare oltre quota cento - nel corso di una stagione intera - il potenziale del Napoli. Le previsioni nel calcio rischiano di essere come gli exit poll della politica: la media attuale, ovviamente, trascinerebbe su livelli stratosferici, e gli expected goals di questa fase sottolineano una volta di più la tendenza o la natura del Napoli, la sua semplicità nel far male agli avversari, sfruttando il palleggio o le cosiddette ripartenze, riempiendo l'area o semmai svuotandola. Ma il calcio ha le sue fasi, i suoi movimenti ed anche difficoltà che possono presentarsi all’improvviso. E fa niente che manchi ancora Osimhen... 


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