Careca esclusivo: “Lassù Maradona dà una mano al Napoli”

L’ex attaccante brasiliano esalta gli azzurri: «La squadra gioca troppo bene, Spalletti deve allenare la Nazionale»
Careca esclusivo: “Lassù Maradona dà una mano al Napoli”© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
6 min

NAPOLI - Se c’è un calcio senza tempo, e forse esiste, val la pena di starsene per un po’ dinnanzi alle immagini della memoria e gustarsi quel talento così fashion che ancora sembra di rivedere in questo ragazzino di 62 anni: quando Careca approda a Napoli, in quell’epoca misteriosa, poca tv e rare nozioni, nasce un’altra favola, è dentro quella eleganza che rapisce, nelle movenze e negli strappi d’adulatore, un illusionista capace di stordire al primo scatto e alla seconda finta. La Ma. Gi. Ca. germoglia con lui, anno di (dis)grazia 1987-88 («io ci penso ancora, vinse il Milan meritatamente, noi scoppiammo ma loro avevano una rosa più profonda»), ma lascerà di sé una scia indistruttibile nell’immaginifico popolare. E Careca si accontenterà d’una Coppa Uefa e di uno scudetto, che consegnerà però un’attesa (in)finita.

Subito a dire: Osimhen è il nuovo Careca...
«E invece lui segna gol come quelli di Pelé, perché il gesto tecnico di domenica con la Roma appartiene alla scuola dei grandi campioni».

Pelé, addirittura.
«Parlo solo della rete, della preparazione, petto, palleggio, staffilata sotto la traversa».

Le piace, eh...
«Tanto, anche perché ha margini di miglioramento impressionanti. Ma è veloce, vede la porta, si è messo a giocare per la squadra. Tecnicamente sta imparando e di fretta».

Lo avrebbe visto nel suo Napoli?
«Lui prima punta, io un po’ defilato a destra, Diego a sinistra, ma anche Giordano e Carnevale».

Sareste stati in troppi...
«Già, io e Diego non marcavamo... Era Carnevale che si faceva in tre; e con lui gli altri... Ahahaha».

Diego la commuove.
«Lo penso sempre e credo che lui da lassù sia felice, se si può dire. Immagino abbia dato una mano, ispirandola, all’Argentina; e l’altra l’ha tenuta per il Napoli».



Già fatto?
«Mancano tante partite, ma lo scudetto sarà del Napoli. Non l’ha vinto, lo vincerà».

Lei domani torna a casa: verrà a giugno, se dovesse accadere?
«Prenoto un po’ prima, diciamo aprile, magari inizio maggio. Ha visto come giocano? Come vincono?».

Cosa le ha lasciato dentro la gara di domenica?
«L’allegria che noi brasiliani inseguiamo con il calcio. Una meravigliosa partecipazione collettiva. Sono stato a Castel Volturno la settimana scorsa, si respira una bell’aria. Il clima giusto, come ai miei tempi».

Spalletti le ha ricordato Bianchi, ha detto.
«Ottavio è stato un grande, ma sul serio. Bisogna allenare qua per capire la passione e anche la pressione. Pensi: a Stoccarda, sul 3-1, mi tolse. Ma come, mi leva? Vincevamo, doveva dare equilibrio. Poi finì 3-3, andava bene lo stesso. Mi passò, ci facemmo gran risate. In Spalletti rivedo lui, che domenica ha sostituito Osi e Kvara. Ho detto: ma che ca... fa? Ha avuto ragione lui. Io spero che un giorno possa allenare la Nazionale. Due Mondial i senza l’Italia non sono Mondiali».

Trentatré anni che Napoli aspetta lo scudetto.
?«Per la città, per la sua gente, per quello che ti dà, è una ingiustizia. Ma il calcio ha le sue regole e vinci se sei più forte. Come questa squadra che sta stracciando il campionato e può fare strada in Champions. Non dico vincerla, perché in finale e anche negli scontri diretti si sa che può bastare un episodio. Ma essere protagonista e una candidata ci sta».

Cosa vale un successo qua?
«Uno scudetto di Napoli ne vale dieci altrove, sicuro».

La Storia sta per essere aggiornata?
«Però quella incomparabile, si dice così? resta quella legata alla nostra epoca . Ma pure questo avrebbe un peso, ci mancherebbe. E sarebbe meritato».

Ingredienti del successo?
«Gran competenza, De Laurentiis che ha imparato e capito. Lo incontrai dieci anni fa allo stadio, parlammo un po’, pensava che fosse più giusto avere un ruolo in Champions che lottare per il campionato. Gli dissi: deve vincere lo scudetto. Mi rispose: si deve competere, sennò... Ha investito, è stato bravo, ha trovato Giuntoli che prende Kim a 18 milioni, Kvara a 10. Vi è chiaro? 18 e 10? Con Osi farà soldi. Ma i meriti sono anche suoi, come nel mio Napoli furono di Ferlaino, uno che va ad acquistare Diego dal Barcellona».

Con chi duellerebbe?
«Kvara ha bei piedi. Ma poi metteteci Lobotka, che mi sembra Alemao, sta ovunque. E Meret, che sembrava fuori dal progetto. E Lozano, che mi è piaciuto tantissimo. E Raspadori e Simeone che entrano. E Osi, dai...».

Il centravanti più forte di sempre del Napoli?
«Qui ce ne sono stati: Cavani, Higuain, Mertens, ma se devo scegliere dico Giordano, un sudamericano. Più bravo di lui ce n’era uno solo, un brasiliano, mi pare si chiamasse Careca...».

E di quel tempo: quel Van Basten lì, per esempio?
«Cosa..? Ma va... Ah, sì, certo, era alto, bel fisico, bel piede, elegante. Ma ce n’era un altro, brasiliano, altra stoffa. Si chiamava pure lui Careca».


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