“Il Napoli di Spalletti è più forte di quello di Maradona”

Gasperini: «Ciò che fanno è straordinario, con un rendimento anche superiore a quello dei tempi di Diego». E così parte il dibattito
“Il Napoli di Spalletti è più forte di quello di Maradona”© LAPRESSE
Fabio Mandarini  
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Tagsnapoli

NAPOLI - C’era una volta Diego. I miti e gli eroi. Gli immortali del primo e del secondo scudetto che, di questo passo, avranno presto compagnia nel museo della storia azzurra: Osi, Kvara e gli altri stanno cavalcando come Varenne verso la gloria, con il rispetto dovuto nei confronti degli illustrissimi predecessori ma con il piglio scugnizzo che li rende sfrontati al cospetto d'Italia e d'Europa. Un rendimento pazzesco in campionato e in Champions avvalorato da primati di ogni tipo - dalle classifiche ai gol fatti e subiti, passando per il possesso - che ha strabiliato tutti. Compreso Gian Piero Gasperini, un maestro di calcio che in gioventù ha ammirato e sfidato il Napoli dei primi scudetti e della Coppa Uefa da giocatore del Pescara e che ieri, da allenatore di un'ottima Atalanta, ha riconosciuto la grandezza della squadra e dell'opera di Spalletti: «Da noi, in Italia, vincono quasi sempre le stesse. E questo rende ancora più speciale quello che sta facendo il Napoli, con un rendimento anche superiore a quello dei tempi di Maradona» . Il paragone è a dir poco complesso se non estremamente tortuoso per troppi motivi radicati nella profonda diversità tra il calcio di ieri e quello di oggi, ma se uno come il Gasp dice una cosa del genere, beh, la riflessione e il dibattito sono inevitabili. Ferm a restando una base: quegli uomini fecero la storia e 33 anni dopo la farebbero anche gli eredi.  

D1OS e i Dioscuri

E allora, più speciale. Oppure no? Secondo Gasperini il rendimento del Napoli di Spalletti è superiore a quello del Napoli del Diego. Delle squadre dell'epopea del Pibe nata nel 1984 proprio con il suo acquisto: tre campionati e via, l'ingegner Ferlaino riuscì a battere la Juve, il Milan e l'Inter vestendo d'azzurro quello che ancora oggi è riconosciuto come il più grande di tutti i tempi. Al diciottesimo anno di presidenza: che coincidenza, anche De Laurentiis è appena diventato maggiorenne. E sebbene un altro Maradona non esista, nella squadra che comanda in Italia e in Champions ci sono Osimhen e Kvaratskhelia. I Dioscuri: non saranno figli di D1OS, ma Zeus di certo non si offenderà. 

Le epoche

Non solo Maradona, però, all'epoca dei primi scudetti. In ordine sparso: da Bruscolotti a Giordano, passando per Bagni, Renica, Ferrario, Careca, Carnevale, Alemao, Ferrara, De Napoli, Romano, Fusi, Crippa, Francini, Corradini, Baroni, Garella, Giuliani, Caffarelli, Volpecina, Mauro e un bimbo di nome Zola è straordinaria la galleria degli immortali. Compresi i due allenatori: Ottavio Bianchi e Albertino Bigon. E se la crescita di Lobotka vale l'innesto di Romano a ottobre '86 e l'esplosione di Osi e Kvara fa il paio con le gesta di Giordano, Careca e Carnevale, sullo sfondo c'era un divino Diego e oggi invece un allenatore di nome Luciano che dirige divinamente. Si può immaginarla un po' così, se vogliamo. Si può, si potrebbe: ma il calcio è totalmente cambiato . Altri ritmi, altra intensità, altri muscoli e preparazioni modulate su una frenesia campionato-coppe-trasferte che all'epoca non c'era mica. E poi, beh: ieri 2 punti e oggi 3; ieri panchina corta e ora lunghissima; ieri la giacchetta nera e oggi il Var; ieri il fascino dei romantici, della radio e dei gol della domenica e oggi il business, i social, le web tv e le telecamere negli spogliatoi. Due mondi diversi . 

Il coraggio

La cosa che invece non cambierà mai? Vince chi sa spendere meglio e non di più, chi dietro le scrivanie ha dirigenti furbi e capaci e in panchina allenatori bravi con la tattica e con le anime. E poi vince chi ha coraggio e capisce che i cicli sono conclusi e sa rinnovarli: accadde dopo il primo scudetto e arrivarono la Coppa Uefa e il bis, ed è accaduto un'estate fa. E il Napoli di Spalletti e degli scugnizzi pescati in Georgia e in Nigeria è pronto a diventare immortale. 


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