Carnevale esclusivo: “Lo scudetto dell’87 arrivò dopo una notte in bianco”

Protagonista dei due titoli dell’era Maradona, segnò il gol che sigillò il primo. E aveva già previsto tutto
Carnevale esclusivo: “Lo scudetto dell’87 arrivò dopo una notte in bianco”© ANSA
Davide Palliggiano
8 min

C'è la Fiorentina a Fuorigrotta, ma c’è già lo scudetto virtualmente cucito sul petto. Quel 10 maggio del 1987, il giorno del Primo, mancava un punto per fare la festa. Qui la festa è cominciata da un pezzo e stasera, al Maradona, se ne vedranno delle belle. Dopo la Fiorentina, però. C'è da onorare il campionato fino all’ultimo, pur non avendo più la tensione nelle gambe e nella testa che 36 anni fa aveva quel Napoli prima di affrontare Roberto Baggio e compagni. Il Divin Codino segnò, ma prima ci aveva già pensato Andrea Carnevale a regalare quello che nella storia è scolpito come il gol del primo scudetto.  

Che sensazioni le ha dato il terzo? 
«Belle, perché il Napoli è venuto a vincerlo a “casa mia”. Certo, c’erano tantissimi tifosi azzurri, anche se sarebbe stato più bello vincerlo al Maradona per provare le stesse sensazioni dell'87. Non lo dico con malizia, ma un po' ci avevo pensato: perdendo a Udine magari avrebbe festeggiato di nuovo con la Fiorentina. Io ho fatto il calciatore e so quanta tensione ci fosse nei giocatori, si vedeva in campo: volevano tagliare il traguardo e penso abbiano fatto bene a farlo qui a Udine».  

Le capita spesso di pensare a quella data e a quel gol? 
«Il ricordo è ancora bellissimo, chi se lo dimentica! Negli ultimi giorni, emotivamente, sono stato coinvolto anch’io in questo terzo scudetto dai tifosi che mi hanno scritto».

Come visse la vigilia? 
«Facemmo la nottata a Soccavo. Io, Diego e pochi altri dormimmo pochissimo. L’attesa è snervante e io sono un ansioso, figuratevi prima di quella partita. La notte fu tremenda, in positivo. Non vedevamo l’ora di andare al San Paolo».

Responsabile degli scout a Udine, lei è uno che ci vede lungo. Come ha fatto il Napoli. 
«E infatti questo scudetto arriva da lontano. Ci ha messo tanto tempo, ma i tifosi devono essere orgogliosi e contenti: la squadra è da anni nelle coppe europee e aveva sfiorato lo scudetto anche in passato».  
 
Quando si è reso conto che il Napoli avrebbe potuto vincerlo? 
«C’era molto scetticismo in estate: avevo fatto le vacanze a Ischia con amici napoletani. Ogni anno vado da quelle parti e mi sembra di indossare ancora la maglia numero 11 o quella numero 7. Faccio però parte degli addetti ai lavori e sapevo che i nuovi acquisti avevano un potenziale alto, ma nessuno oggettivamente poteva pensare che rendessero così. Qualche mese fa, nelle tv locali, avevo detto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto, che avrebbero dovuto crederci. Ovviamente la scaramanzia dei napoletani mi ha travolto. Ma era troppo evidente la superiorità».  


 
Dopo una vittoria così, devono sognare il bis? 
«Assolutamente sì. E me lo auguro da tifoso, anche se poi non sarà facile. Ci sono giocatori che probabilmente hanno la possibilità di raggiungere altri campionati, ma il Napoli è una grande squadra e spero riparta con questi campioni per provare a fare il bis».    

Com’è possibile che sia sfuggito uno come Kvaratskhelia a tante big europee? 
«Per club come Manchester City o Liverpool forse non era pronto ed evidentemente si sono sbagliati. Il Napoli merita complimenti, ha fatto una politica simile a quella dell’Udinese, prendendo ragazzi che sarebbero potuti venire anche da noi, come Kvara e Kim. Nessuno pensava che due soli acquisti, rivelatisi campioni, potessero essere così determinanti. Giuntoli merita un 10: per me non erano due carneadi, ne conoscevo le potenzialità, ma sono stati colpi straordinari da parte sua».  
 
Quale gioiello dell'Udinese potrebbe fare al caso del Napoli?  
«Udogie purtroppo è stato già ceduto al Tottenham, poi ci sono Samardzic e Pafundi. Ragazzi che potranno giocare nelle migliori squadre italiane, ma che devono ancora maturare prima di spiccare il volo».  
 
De Laurentiis ha detto che Osimhen non è in vendita. Quanto vale?  
«Non saprei, è stato il trascinatore, ma deve essere grato al Napoli che gli è servito per esplodere. Il gioco di Spalletti è funzionale per il centravanti e anche a me, non lo nego, avrebbe fatto piacere giocare così. Bisogna solo buttarla dentro». 
 
Quindi, se va via, un altro attaccante così lo trova? 
«Ma ci mancherebbe, certo che lo trova».

Per esempio?
«Se può essere uno dei nostri non lo so, ma per Beto abbiamo rifiutato a gennaio una grande somma da una big. Diventerà fortissimo. Non dico che sia come Osimhen, ma le caratteristiche sono quelle: ha tecnica, è forte nel gioco aereo, ha tutto, è perfetto per una grande squadra e ve lo dico da attaccante».  
 
A febbraio, in un'intervista al Corriere dello Sport, aveva detto che questo Napoli era più forte del suo. A maggio lo conferma?  
«Gioca molto meglio del mio. Noi però avevamo il Dio del calcio, Careca, Giordano, fuoriclasse di livello mondiale. Mi autoescludo dal discorso, ma Bianchi all'epoca diceva di dare la palla a quelli lì davanti e che poi ci avrebbero pensato loro. Eravamo più forti singolarmente, più fantasiosi, ma la squadra di oggi è più completa. Io però ne di scudetti ne ho vinti due e ci tengo a sottolinearlo. Per ora questi ragazzi non mi hanno superato, magari può stimolarli in vista del quarto». 

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