Bagni esclusivo: "De Laurentiis non ha paura. Il Napoli ha un futuro"

Uno degli eroi del primo scudetto azzurro analizza il lavoro svolto in questa stagione e quello che verrà: ecco le sue parole
Bagni esclusivo: "De Laurentiis non ha paura. Il Napoli ha un futuro"
Antonio Giordano
6 min

NAPOLI - Ora che si sa come si vince uno scudetto, bisognerà scoprire come blindarlo: perché è chiaro che, senza dirlo ad alta voce, il nuovo sogno è quello. Ci sono voluti trentatré anni, vero, e però stavolta si avverte un’aria nuova, come se il Progetto fosse scolpito nel marmo, non semplicemente nell’immaginario collettivo, attraverso quella diversità che sta nella politica societaria e in quel calcio tratteggiato da Spalletti: c’è una squadra che ha piedi buoni e anche cervelli assai fini, una filosofia che un club moderno ha saputo applicare nella sua epoca, una elasticità che sa fronteggiare le insidie. A maggio 2022, mentre andavano via i leader, pareva non ci fosse un domani: in quel momento, invece, nasceva un capolavoro, che Salvatore Bagni, eroe del primo scudetto, poi manager di visione internazionale, sembra scorga nascosto in uno scrigno magico. «Il futuro è qua».

Quel giorno è arrivato, Bagni, e neppure all’improvviso.
«L’unico scudetto vinto senza discussioni. Era chiaro da mesi che sarebbe finita così, chi si è lanciato in pronostici ha potuto sbagliare solo la data della aritmetica conquista. Ma questo è stato uno dei campionati più belli, reso tale dal Napoli».

A Napoli non si finisce di festeggiare.
«E perché mai si dovrebbe? Dopo trentatré anni di attesa, con generazioni che lo hanno aspettato, è meraviglioso scoprire la felicità negli occhi dei tifosi. È un modo di essere, questo, che sta facendo scuola, che scatena entusiasmo anche altrove. Vedo, leggo, sento di ex calciatori come me che osservano con ammirazione l’atmosfera di Napoli e la prendono ad esempio: godersela è sacrosanto».

Poi, quando si fermerà il pallone, si vedrà...
«Chi deve assumere decisioni importanti non si lascerà distrarre. Sarà concentrato egualmente, pur vivendo l’entusiasmo collettivo».

La prima scelta è nell’aria: Giuntoli che si separa.
«Ma ci sta perché otto anni a quei livelli rappresentano uno stress. Ha fatto non bene ma benissimo, ha costruito un prodigio di squadra, dove c’è una qualità tecnica altissima. Ha consumato tutto quello che aveva, pure perché questa sua epoca non sempre è stata idilliaca. Ora è inevitabile avvertire altre motivazioni, servono. E spero che non ci siano fratture tra lui e De Laurentiis, mi auguro si stacchino con discrezione e reciproca simpatia, evitando strascichi. Hanno segnato l’eternità. Sarà complicata l’eredità, questo è vero, però Accardi o Polito, i nomi che stanno comparendo sul palcoscenico, sono perfettamente in linea con la filosofia di De Laurentiis: anche Giuntoli fu una sorpresa, sembrava una scommessa, e invece è andata come è andata».

Secondo capitolo: Spalletti.
«La panchina è sua e gli va consegnata ancora, possibilmente a lungo. Il caposaldo tecnico del ciclo è Luciano, con quel suo calcio travolgente, elegante, incontrollabile. Ha stravinto il campionato, deliziandoci. Il destino ha deciso per lui in Champions: senza centravanti all’andata, con Elmas che ha dovuto adattarsi; senza Kim e Anguissa al ritorno, con Osi a mezzo servizio. Nessuno può dire come sarebbe andata ad organico al completo ma certo sarebbe stato un altro Napoli. De Laurentiis ripartirà da lui e lo dico a prescindere dal rinnovo esercitato. È chiaro che dovranno parlarsi, un allenatore vuole sapere cosa l’aspetta, è legittimo ponga domande e non faccia salti nel vuoto. Ma qui è tutto pianificato, lo dicono gli ultimi diciannove anni».

Garanzia di un Progetto...
«Firmato De Laurentiis. Mi è piaciuto molto il discorso di Giuntoli allo stadio, dopo la gara con la Fiorentina: finché c’è Adl... È vero. Ha sempre ragione. Ha trascinato il Napoli al trionfo con una strategia unica. Il suo è un modello virtuoso e vincente. Non ha temuto la piazza, ha rivoluzionato, ha osato e, quando nessuno ci pensava, ha pure profetizzato: faremo di tutto per portare lo scudetto qua. C’è riuscito con una genialata. È un manager. E se adesso parla di Champions, nessuno sorrida maliziosamente. In lui bisogna credere».

Come immagina la difesa dello scudetto?
«Attraverso gli stessi sistemi che hanno portato alla conquista e ad un decennio da protagonista. Perché il Napoli è da sempre tra le Grandi, lo dicono i risultati. C’è una base ricca di contenuti, uno spogliatoio sanissimo, una qualità impressionante. Poi ci sono idee chiare, sanno cosa vogliono. C’è la clausola per Kim, pazienza, sono le dinamiche: hanno dovuto metterla però sapranno come aggirare il problema, cercando altro come stanno facendo».

Cosa prevede?
«Nessuna rivoluzione ma neanche una estate piatta. In due o tre titolari finiranno per andar via; qualcosa cambierà nell’organico. Ma le scelte resteranno di spessore, io sento le voci del mercato».

Con discrezione, ci faccia sapere...
«Nessun brasiliano, nessun argentino, stanno cercando in Europa ma non esclusivamente europei. Qualcosa c’è anche in Italia ma pure qua i prezzi sono lievitati: prenda Scalvini, bravissimo, ma costa. Il Napoli ha dimostrato con Kim e con Kvara di non dover temere nulla, neanche le fasi di stallo delle trattative. Ci vorrà pazienza ma non si sveneranno e non sbaglieranno».

Cosa si dice in giro...
«Che il Napoli è interessato a un centrale difensivo, un centrocampista, un po’ meno ad un attaccante, visto che vorrebbe tenere Osimhen e non so come faccia se arriveranno con 120 milioni di euro. Ma DeLa è un duro, proverà a resistere».

Un giocatore difficile da sostituire?
«Sono in parecchi, a dire il vero. Ma faccio un esempio, senza citare i soliti noti - Kim, Kvara e Osi - se dovesse andar via Zielinski, al quale l’unico addebito mosso è quello della continuità, con chi riesci a sostituirlo? Quanti ce ne sono in giro, nel Mondo, con quei piedi, quel talento? Ecco perché da sette anni sta al Napoli, perché di giocatori come lui se è difficile individuarne, a certi prezzi».


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