Napoli, il dopo Giuntoli prende forma: De Laurentiis sceglie i nomi

Il presidente azzurro disegna il nuovo assetto societario dopo l'addio del diesse toscano
Napoli, il dopo Giuntoli prende forma: De Laurentiis sceglie i nomi© LAPRESSE
Antonio Giordano
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NAPOLI - Il piano A, che sta per Aurelio, è decollato in epoca non sospetta, più o meno diciannove anni fa, ed è fedelmente rimasto eguale a se stesso, ruota intorno a una figura centrale - la sua - un visionario che si vuole un gran bene, e lascia che poi i satelliti gli girino intorno. Avesse il patentino di allenatore, De Laurentiis si accomoderebbe anche in panchina, per (ri)mettersi in gioco e dimostrare che in fin dei conti nessuno è indispensabile, tranne uno: che ci mette i soldi, anche le idee, una certa personalità che diventa urticante e comunque un decisionismo che non conosce limiti, né prudenza. Quando uscì dall’assemblea di Lega urlando alla luna frasi degne di Cambronne, ed era ancora nella fase esplorativa di questo suo nuovo mondo, nella sua impavida esuberanza saltò sul primo scooter che passava di lì per caso e se ne andò per fatti suoi, come ama fare, sprezzante del pericolo. Ora ha virato, ha deciso di dare una sterzata ancor più paternalistica alla propria azienda, «un giocattolo della famiglia De Laurentiis, che non ha motivi per cedere, almeno finché non ci stancheremo», e dalla regia ha rimesso se stesso al centro del Villaggio, che a Garcia - il nuovo allenatore - come immagine può piacere.

Napoli, brusco cambiamento in poche settimane

I tecnici, si sa, li sceglie lui almeno dal 2010, e dopo che Luciano Spalletti ha scelto di vivere una vita normale a Montaione, senza stress, dopo aver attraversato le panchine di mezza Europa (non quaranta, di meno...) Adl ha investito su un uomo che, con quella faccia da attore, deve averlo trascinato al suo primo amore: il calcio è un film o, per dirla cavalcando i tempi, una serie televisiva, in cui gli attori possono (e devono) cambiare. Cristiano Giuntoli, il diesse, si è arreso dopo otto anni, ha voluto la Juventus, gliel’ha concessa quasi sul suono della sirena, tanto per non negargli il gusto della tensione. E l’altro giorno è diventata ufficiale anche la separazione da Alessandro Formisano, head of operation come dicono quelli moderni o più prosaicamente direttore del marketing, che dopo 17 anni ha scelto «nuove sfide professionali». Sarebbe una diaspora, se non ci fosse stato uno scudetto, e tutto quello che l’ha preceduto (le coppe, le qualificazioni Champions) a rappresentare il modello quasi perfetto del «Progetto». Ma De Laurentiis è impassibile, freddo, lucido, con un’autostima che s’avverte e risultati che l’esaltano, non è simpatico, non cerca il consenso, diventa litigioso, sferzante e poi conciliante, com’è successo con i tifosi. Il Napoli è cambiato, bruscamente, in poche settimane: in sede sono arrivati Gianluca Baiesi e Francesca Mulas; a cena con Adl, nella sera della separazione da Spalletti, c’era Antonio Sinicr opi, fresco diploma da ds a Coverciano e compagno di Valentina, la secondogenita di De Laurentiis, che è stata cooptata nel club e si interessa dell’area marketing. O è un mago è un rivoluzionario: uno, qualcuno, centomila (Adl)


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