Osimhen re mida della Serie A: ecco quanto guadagna

Con il prolungamento fino al 2026 il nigeriano ha lo stipendio più alto del campionato Fondamentale l’evoluzione avuta sotto la guida di Spalletti
Osimhen re mida della Serie A: ecco quanto guadagna© LAPRESSE
Antonio Giordano
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Tagsnapoli

Capri, 31 luglio 2020, quando il calcio era ancora assai marginale nei pensieri della gente, quando il Covid faceva paura: «Benvenuto Victor». Alle sei del pomeriggio d’una giornata calda, con il termometro che faceva ribollire il sangue almeno quanto la crisi, Aurelio De Laurentiis prima twittò e poi commentò. «Era da un po’ che lo volevamo...». Settanta milioni, per una operazione complessa articolata con il Lilla, nella quale a parte sarebbero entrati altri quattro calciatori (Karnezis e tre giovani) per far «contento» Cristiano Giuntoli, che giocò pesante: «Pres, questo ci cambia la vita». Il calcio viveva in sofferenza, ovviamente stadi vuoti e bilanci soffocati, però il Napoli ci credette, diede una scossa all’immobilismo altrui, e rischiò, con Adl che preferì la cautela: «Mi hanno convinto a fare questo sacrificio, da 70 milioni più 10 di bonus che, considerando anche i vari stipendi che il calciatore percepirà negli anni, varrà un esborso abbondantemente superiore ai 100 milioni. Non è un calciatore dal quale ci dobbiamo aspettare tutto e subito, non è uno che fa 25-30 gol. È un giocatore che dovrà esprimere un gioco straordinario al servizio della squadra». È il giocatore, il top player come va di moda adesso, il più pagato d’Italia, il Paperon de’ Paperoni dell’area di rigore e non solo, la star dinnanzi alla quale De Laurentiis s’è spinto di nuovo oltre: quindici milioni di ingaggio, per tenerselo stretto, per evitare che un bel giorno i principi e gli sceicchi glielo portassero via. Facciano pure, se ne avranno voglia, ma non prima del 2025, quando la clausola da 150 milioni entrerà in vigore all’estero: tra dodici mesi, sarà eventualmente possibile eccedere solo in Italia, ma vista l’aria che tira sembra improbabile, si direbbe impossibile, che ci sia un club, uno soltanto, in grado di sfilare al Napoli il suo leader riconosciuto. 

Osimhen, la star

Perché poi Osimhen si è fatto amare, strappando le convenzioni e anche le previsioni: non gli avevano chiesto «25-30 gol» e dunque lui ne ha fatti trentuno, complessivamente, tra campionato e Champions. Ha inciso sullo scudetto, ha dimostrato che Luciano Spalletti gli ha cambiato l’esistenza e pure la cultura, ha smesso di cercare le profondità e pure di togliersi le maglietta di dosso per esultare: adesso strappa via la maschera, così almeno risparmia le ammonizioni e resta a disposizione del Napoli. Che non si è arreso alle logiche imperanti del mercato, semmai le ha affrontate a petto in fuori, ha accantonato la propria «politica economico-finanziaria» o forse l’ha cavalcata, perché il rinnovo di Osimhen fino al 2026 è un investimento, consente di tutelare il proprio patrimonio, in attesa degli eventi che si possono annusare nell’aria, perché tutto torna prima o poi e la prossima estate volete che non si ripresentino echi di mercato? 

Osimhen pagato a peso d’oro

Osimhen sta al di là di chiunque, di Vlahovic e di Bonucci, di Lautaro Martinez e anche di Dybala, è il principe del gol e anche quello del calcio italiano, l’ingaggio più possente, lo stipendio più gratificante, l’uomo che ha spostato i valori all’interno di un bilancio e che garantisce di farlo in campo, com’è successo in quest’ultimo triennio in cui l’evoluzione della specie è stata scandita in numeri impressionanti, una specie di assicurazione sul destino che Adl ha deciso di regalarsi: dieci reti nella prima stagione, diciotto nella seconda e trentuno nella terza. A Wall Street ci metterebbero almeno un poster, forse una statua. 


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