Napoli, Garcia si racconta ed esalta Osimhen: "Trascina come Ronaldo"

Il tecnico azzurro ha rilasciato una lunga intervista a Dazn Heroes: "Difficile migliorarsi dopo aver vinto, ma faremo uno step maggiore"
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Rudi Garcia si è raccontato a Dazn Heroes in vista dell'esordio sulla panchina del Napoli che avverrà sabato a Frosinone. Il tecnico azzurro ha subito messo in risalto la grande passione del popolo partenopeo: "Ho vinto il campionato con il Lille dopo 52 anni, poi la Coppa di Francia. Anche lì non si vinceva da tempo. Devo dire che la passione a Napoli è oltre, anzi il calcio per i napoletani è una religione. Deve essere sempre così, mi piace. Dopo la doppietta potevo andarmene da Lille, ma sono rimasto perché so che quando vinci pensi di ottenere lo stesso risultato, invece fai un po' di meno. È umano. Voglio mantenere il livello dello scorso anno, anche se confermarsi è più difficile". 

La qualità del Napoli

Garcia ha proseguito: "A me piace la pizza napoletana. L'ho provata, sono rimasto contento perché è all'altezza della sua leggenda. Le cose semplici sono le migliori, proprio come questo Napoli. Una delle qualità dei miei calciatori è che hanno lo spirito collettivo, poi sul gioco di prima sono molto bravi. Gli devo far aprire ancora di più l'orizzonte. Ho parlato di una squadra camaleontica, non vinci tutte le partite di una stagione. Quando arrivi in un ambiente vincente, la cosa che ti aspetti è che quando provi a migliorare qualcosa si fanno dei riferimenti alla scorsa annata. Dobbiamo fare uno step maggiore e migliorare certe cose o portare delle novità, altrimenti rischi di annoiarti". 

Garcia e la qualità di Osimhen

"Raspadori può fare l'esterno e il trequartista, anche la punta. Osimhen un trascinatore pazzesco: vuole vincere e trascina la squadra. Un po’ come Cristiano Ronaldo: quando trionfa è contentissimo, chiama la squadra, vuole fare la foto-ricordo. Mi piace, fa parte dei migliori al mondo come centravanti ed è bello vedere che un giocatore che potrebbe giocare solo la fase offensiva difende come un matto, pressa, torna indietro, aiuta la squadra. È bellissimo, una delle qualità del gruppo è anche questo. Non è solo un gioco offensivo di qualità, ma lavorano. Kvaratskhelia? Può migliorare ancora tanto. Con la palla tra i piedi, ha un genio nei piedi,  quando dribbla è bello da vedere. Su Di Lorenzo, invece, devo stare attento a ciò che dico perché fanno i titoli. Lui è un uomo di grande qualità, pensa agli altri, è già un capitano per questo, poi è un leader, un esempio, e poi un gran bel giocatore. Io faccio sempre così, mi do un periodo del ritiro per dire chi sarà capitano della mia squadra, perché lo scelgo io, dopo colloqui e dopo averlo visto col gruppo, ma non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarà lui. Può essere solo lui, ci sono altri leader e poi c'è anche scaramanzia intorno a me. Novità devo portarle, ma alcune volte dovrò anche adattarmi non alla scaramanzia, ma io credo alle onde positive". 

Il rapporto tra Garcia e De Laurentiis 

"Non faccio un powerpoint prima di parlare con i presidenti. Non c'è studio. Vado con la mia personalità, le mie idee, parlo con i presidenti, come accaduto a Lione, ovunque, ho la mia idea del calcio e se c'è sintonia, e sembra esserci stata, si va avanti. Il presidente ha poi la sua squdra, c'erano Chiavelli, Micheli, sanno tutto di te, se ti fanno venire sono interessati a quello che puoi portare".

Gli obiettivi del Napoli 

"Il Napoli prima di tutto deve giocare la Champions anche l'anno prossimo, poi vediamo se quarto, terzo, secondo o primo. Vediamo. Poi in Champions serve una rosa forte, io ho fatto belle campagne Champions, anche la semifinale a Lione. L'Europa League è diversa, puoi concentrarti sul campionato perché il girone lo superi e dagli ottavi diventa serio, ma in Champions è il contrario, i giocatori sono fissi sulla Champions e devi dirgli che il pane quotidiano è il campionato. La Champions la fai tramite il campionato e dovremo essere bravi sulle due competizione e la rosa serve per avere due scelte".

I rapporti con Ronaldo e Totti

"Ho avuto un bel rapporto con Cristiano, ho capito perché ha fatto quella carriera, anche lì arrivava prima di tutti, andava via per ultimo, in campo un trascinatore pazzesco, come in allenamento, sentendo la competizione anche per la gara di rigori e se vinceva faceva il suo 'siu' come in Champions. Totti? Parliamo di un grande campione, uomo e giocatore, uno dei pochi che vedeva prima di tutti sul campo la giocata, aveva la qualità per realizzare ciò che vedeva. Intreccio con Spalletti? Gli ho lasciato il posto a Roma, lui me l'ha lasciato qui, ho grande rispetto, ha fatto grandi cose qui. Mourinho, invece, l'ho già incontrato al Real in amichevole, adesso è un concorrente, ma la gioia che ha ridato a Roma è importante. Lo stadio è sempre pieno. Ha un palmares pazzesco. I tifosi della Roma sono legati a me. Dopo aver firmato con il Napoli sono andato all'Olimpico per un concerto, sono stati carini e mi hanno fatto gli auguri". 

Il ricordo di Maradona

"Ho visto Maradona una volta a Roma, dopo una partita nel 2014, vincemmo all'Olimpico, mi sono trovato in un ristorante e venne al mio tavolo e parlammo 10-15 minuti, fu un momento favoloso. Mi dimenticai di chiedergli una foto. Fa parte della storia del calcio".


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