Napoli, gli assi di Garcia: le certezze e il rilancio di Raspadori e Jesus

L’allenatore sin qui si è affidato  ai protagonisti del tricolore puntando però anche su altri elementi della rosa
Fabio Mandarini
5 min

Natan non ha ancora esordito, Lindstrom è appena arrivato e Cajuste è sceso in campo a Frosinone dal primo minuto e poi, nella ripresa, s’è accomodato in panchina: e da quel momento Garcia non ha più schierato un nuovo acquisto dall’inizio. La storia è questa, certo, ma al di là del lento inserimento del difensore brasiliano - la vera sorpresa - è difficile per Rudi non affidarsi allo storico, al patrimonio umano di qualità e talento messo insieme dal club nelle precedenti stagioni. Rispetto al recente (e glorioso) passato firmato da Spalletti, oggi per la prima volta sulla panchina della Nazionale, il nuovo allenatore ha cominciato a insistere in maniera più costante su Raspadori: titolare due volte su tre, e la terza dentro al posto di Kvara al 60’, e sempre partendo largo a sinistra nei tre d’attacco. E ancora: Juan Jesus ha avuto spazio e stima anche con il signor Luciano, ma di recente s’è ritrovato a recitare da protagonista nel dopo-Kim; quasi all’improvviso, però senza demeritare assolutamente. Per il resto? Beh, spicca un dato su tutti: l’impiego super limitato di Elmas, il miglior dodicesimo e la luce degli occhi di Spalletti (secondo sua definizione), e soprattutto il centrocampista azzurro più prolifico della stagione dello scudetto con 6 gol: 21 minuti in totale e in panchina con la Lazio. Non è un caso che Cajuste, a Frosinone, sia partito titolare tenendo alta la bandiera del mercato. O giù di lì: a seguire, 7 minuti con il Sassuolo e arrivederci.    

Garcia e le certezze del Napoli

E allora, la certezza. Sì, il Napoli ha certezze: basi e scheletro solidi, qualche fenomeno e un po’ di insostituibili tipo Osimhen, Kvaratskhelia, Di Lorenzo, Rrahmani, Anguissa, Zielinski, Lobotka e un solo punto interrogativo da trasformare in un esclamativo al volo: la sostituzione di Kim. O meglio: la scoperta di Natan e dunque la consacrazione dell’interprete candidato a formare con continuità la coppia centrale con Rrahmani; e ovviamente la tenuta della suddetta coppia. Finora, cioè fino alla partita con la Lazio, la diga centrale con Juan Jesus è stata pressoché impeccabile; salvo poi naufragare al cospetto di Luis Alberto e compagni senza particolari responsabilità e con le spalle troppo scoperte per essere vero. Per essere possibile: è stata una serataccia d’insieme in fase difensiva. Sì.  

Napoli, focus Lindstrom 

Per la verità c’è un altro sospetto molto fondato nelle pieghe della squadra: Lindstrom ha qualità, colpi, velocità e duttilità e sembra destinato a conquistare sempre più spazio. Soprattutto nell’ottica di un’impronta tattica che, sul boulevard Maradona, continua a calcare tracce profonde di 4-2-4 in fase offensiva. Il trequartista danese ha esordito con la Lazio, con pochi allenamenti alle spalle, e ciò significa che Garcia ci crede, ma è anche vero che è un giocatore pronto, un nazionale con esperienza in Champions e in Bundesliga. 

Da Mario Rui a Simeone 

Per il resto, spiccano altri due minutaggi complessivamente ridotti: Mario Rui, uno dei punti di riferimento del Napoli di Spalletti, non è mai partito titolare e ha collezionato finora 14 minuti a Frosinone e 24 con la Lazio al posto di Olivera. Con il Sassuolo non è entrato: eppure, uno dei punti meno convincenti del primo Napoli di Rudi è stato proprio l’asse sinistro. E ancora, numeri molto bassi anche per il Cholito, Simeone: 20 minuti in totale; 9’, 5’, 6’. Sarà colpa - si fa per dire - di quel mostro di Osi; l’intoccabile tra gli intoccabili.   


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